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Aggiornato: 2 maggio 2025
E allora, Sire, quando di mezzo al plauso d'Europa, all'ebbrezza riconoscente dei vostri, e lieto della lietezza dei milioni, e beato della coscienza d'aver compito un'opera degna di Dio, chiederete alla Nazione quale posto ella assegni a chi pose vita e trono perch'essa fosse Libera ed Una sia che vogliate trapassare ad eterna fama tra i posteri col nome di Preside a vita della Repubblica Italiana, sia che il pensiero regio dinastico trovi pur luogo nell'anima vostra Dio e la Nazione vi benedicano!
Le sfiorò la fronte con un bacio lieve, e la lasciò. Ancora il giuoco degli specchi, nel passaggio, lo fece sussultare; poi, aperto il finestrino della sua cabina, si abbandonò sul lettuccio. Con gli occhi alla luce trionfante, abbacinato, cullato dal moto del treno dopo la notte insonne, sentì il suo pensiero annebbiarsi. Era partito la sera precedente? Non era passato un tempo lunghissimo, dal momento che aveva ricevuto la lettera di Rosanna? Quante cose, nel giro di poche ore! L'attesa alla stazione, il pericolo sulla linea ingombra, la corsa lungo il binario.... Ma quanti maggiori mutamenti nelle disposizioni del suo cuore, quanti più gravi avvenimenti nella sua intima vita! Dalla gioia al pensiero di rivederla dopo tanta separazione, al proposito di rimproverarla acremente per il lungo abbandono; dalla paura di perderla spaventosamente in uno scontro di treni, all'ebbrezza di stringersela viva sul vivo cuore; dalla rivelazione della possibilit
A poco a poco, quando il calore del loro sangue si fu intiepidito, quando all'ebbrezza delirante seguì il dolcissimo e lento risveglio, Giacomo, accoccolato alle ginocchia della sua cara, cercava di riprenderle la mano, ch'ella adesso teneva nascosta sotto lo scialle, per tornare ad accarezzarla; ma Lalla si ritrasse come una sensitiva, e con un'occhiata ed un sorriso significantissimi indicò la porta del salottino.
E il pensiero s'immerge nel passato. Animo, rifacciamo queste mura e su di esse i grandi dipinti fantastici, e lungo le pareti i duemila sedili marmorei, e nelle nicchie i capolavori dello scalpello antico, l'Ercole, la Flora colossale, la Venere Callipigia; e lungo i portici e in giro per le sale le colonne di porfido; e lassù, in alto, le celle dorate e inghirlandate; e laggiù, in fondo, i giardini ombrosi e le fontane dai cento zampilli. E duemila Romani in preda all'ebbrezza dei piaceri. L'aria è profumata. Cadono nelle celle le bianche stole delle matrone, e le schiave affannate sciolgono i calzari purpurei e le treccie brillanti di perle. Dall'acque, infuse di balsami, emergono i volti accesi di volutt
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