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Aggiornato: 28 maggio 2025


Un'altra accusa è di eccitare all'odio una classe sociale contro l'altra. Ebbene, no, non lo credete, non è vero. Certo, in ogni grande famiglia di propagatori d'un'idea, anche delle più sante idee, vi sono i violenti di natura, a cui nessuna considerazione del comune interesse, nessun consiglio dei compagni di fede può moderar la parola. Vi sono gl'immoderati anche nel partito moderato, vi sono i provocatori anche fra i predicatori del Vangelo, vi furono i violenti anche fra i Santi. E noi non neghiamo, d'altra parte, che dinanzi a certi abusi mostruosi del potere e della fede pubblica, e quando vediamo all'oppressione dei deboli aggiungersi l'inganno e la derisione, ci prorompono dall'animo parole amare e iraconde. di questo noi ci scusiamo. Ma accusarci d'istigare all'odio, solitamente e per proposito, una classe contro l'altra, è un assurdo, è accusarci d'operare coscientemente contro gl'interessi della nostra causa. Il detto che «la miseria nasce non dalla malvagit

E un fatto attestato persino nei rapporti militari del generale pontificio ministro Kanzler, che alla rivoluzione romana mancarono le armi promesse dal Comitato nazionale, in cui sconsigliatamente fidando migliaia di giovani, si esposero contro le truppe regolari, nella sicurezza, tradita, che sarebbero loro state distribuite le armi al momento d'incominciare la lotta; invece furono inermi ed abbandonati! Niuno al mondo potrebbe accusarci di mendaci nel ricordare che facciamo questa verit

Entra poco dopo un messo con un corno di tecc e ci offre a bere, poi ci invita per ordine del capo a portarci da lui. Certo è per darci da mangiare, pensiamo, e pieni di speranze e d'ardire ci avviamo. Ras Area è seduto nell'angolo di un piccolo ricinto e circondato da una ventina dei più fidi compagni; salutiamo e ci disponiamo davanti a loro; un forte battibecco comincia, si fa viva una querela fra loro, dai gesti si vede che vogliono accusarci di qualche cosa; il nostro servo che fa da interprete dice ci ritengono malfattori; pensiamo ci scambino pei condannati che dovevano arrivare con noi e cerchiamo spiegarci, ma ad un cenno del capo una massa di soldati invade, ognuno di noi è preso da due per le braccia che ci tengono rivolte all'indietro; io porto il destro al collo, perchè sempre malato, si insospettiscono nasconda qualche arma, vogliono mostri il mio male. La questione si va facendo più seria, più complicata; il nostro Agos, l'interprete, giovane timido, grida: vi legano, vi legano; poi è preso da timore, piange, non sa più spiegarsi; alcuni soldati entrano con delle catene. In questo frattempo, anzi fin dal principio, il capo e parecchi dei suoi si armarono di carabine, vi misero le cartuccie e pronti tenevano queste armi rivolte a noi. Noi davvero non si sa che pensare; le nostre parole non sono intese, la nostra innocenza non vuol essere ammessa; ci guardiamo l'un l'altro, è inutile fare il forte, tutti son pallidi e come gli altri devo essere anch'io. Ferrari è condotto nel mezzo del recinto, inginocchiato col dorso rivolto alle carabine; in quel momento, confesso, lo vidi finito e immaginai tutti noi stesi con lui. La morte mi parve bella in quel momento e il pensiero correva triste all'idea di non essere finito d'un colpo, delle sofferenze delle ferite, d'esser forse destinati coi nostri patimenti a trastullo di quella canaglia. Nel volgere di pochi secondi migliaia di pensieri mi si presentarono alla mente e una vera lanterna magica dei miei cari, del passato, del mio paese, mi passò davanti agli occhi. È paura questa? se lo è, confesso d'averla avuta e non me ne vergogno; quando è dato mostrare di aver coraggio, credo non sia tanto difficile persuadere che non si ha paura, ma quando si vede la morte vicina e l'impossibilit

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