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Aggiornato: 19 maggio 2025


Aveva egli conosciuto alla Corte di Azone il cavaliere Franciscòlo Pusterla, che, allora in grande stato presso il principe, del favore abusava a danno altrui, se ne prevaleva a proprio vantaggio; onesto, generoso, ricordevole delle virtù italiane, e volonteroso del bene de' suoi concittadini. Vero è che, per una certa debolezza di naturale che altri scambia per forza, per una irrequieta smania di fare, di comparire, di sentire la vita, non si trovava saldo quanto bastasse per resistere al fascino degli onori od all'autorit

Dovette assistere a scene terribili, ignobili, fra genitori, che gli tolsero per essi ogni rispetto e riguardo. Il padre non aveva che un mezzo per tenerlo sommesso e disciplinato: il rigore, e ne abusava. Il giovinetto conobbe tutti i generi di punizione che un padre senza cuore possa infliggere a un figliuolo recalcitrante.

Era costui un personaggio autorevole in fatti di giudizî di pittura. Lo aveva lodato perfin il povero Rovani, che certo non abusava della lode.

Qualche volta Diana fu irritata, ma la principessa la tratteneva con lo sguardo, con un cenno: Enrica si era poi pentita d'aver accettato l'invito. Vedea che Cristina abusava di lei: che godeva d'aver un'occasione di sfogare la sua malizia selvaggia. E gi

Sul tavolino, accanto alla tazza della cioccolata, che il Brinda sorbiva di tanto in tanto, era il giornaletto veneziano nel quale l'abate Pildani rendeva conto della esecuzione dell'Anna Bolena e criticava con garbo le volatine, i fiori, di cui abusava la giovane artista Amieri.

Ma ciò proveniva dalla ritenuta cui s'imponeva per tenersi dritto e rompere così l'abitudine, contratta al seminario, di portare la testa in giù. La sua voce era melodiosa come quella di Vitaliana. Il suo sorriso, quando era vero perchè abusava del riso sarcastico irraggiava come quello della cugina. Era alto ed elegantissimo, ma senza affettazione.

Il dottor Casper cita il fatto di un’istitutrice di apparenza casta e modesta che si portava spesso in letto un ragazzino di sei anni e se lo stringeva contro i seni, lo strofinava sulle sue parti genitali, tanto che gli comunicò la blenorragia di cui lei era infetta. Lo stesso autore parla di una madre che abusava del proprio figlio di 9 anni.

Co' suoi paroloni le intronava la testa, e la poveretta non ne capiva un'acca, ma sbarrava tanto d'occhi quando sentiva il suo innamorato vantarsi di essere un martire dell'idea, un eroe dell'ombra, l'avanguardia del pensiero. Ghegola, il birbaccione, abusava della sua influenza; colla Ghita faceva lo spaccamonti più che non lo facesse cogli altri.

Parola Del Giorno

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