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Aggiornato: 21 maggio 2025


La mattina del 23 nella contrada degli Orefici, nei pressi di Piazza Vecchia, un pugno di popolani si avventava contro i soldati austriaci di scorta ai carri di legna destinata al riscaldamento delle caserme e del Forte, li disarmava, inseguendoli fino all'accesso del Castello; e disarmava pure alcuni gendarmi incontrati per via. La sommossa si fece allora generale, si abbatterono gli stemmi e le insegne imperiali, e si disarmarono i soldati di picchetto negli ospedali ed in altre localit

Eravi in Prato una potente famiglia, quella del capitano Filippo e di Leuccio de’ Guazzalotri, cui come di parte Nera, facevan capo vari fuorusciti pistoiesi, che in quella Terra eran venuti a confine. Quella notte di cotesti s’eran raccolti in sua casa, Loste Fortebracci, Arrigo Tedici, Rustichello Cancellieri, Masino Visconti, Braccino Braccioforte, Giovanni Forteguerri e Alberto Panciatichi. Mancava solo fra i convocati messer Baschiera di Rinieri de’ Rossi: che dopo le ultime violenze del 1302 contro a’ Neri che in Pistoia gli abbatterono e gl’incendiaron le case, se n’era ito in bando a Firenze. E che, non vi fosse, sapeva male a costoro; perchè gli era uno de’ magnati della citt

Così riuniti, senza profferire parola, s'internarono nel più profondo di una vicina foresta; avevano forse mille passi percorso, allorquando si abbatterono in circa dugento uomini di arme, che da lontano con le daghe e con le partigiane gli salutarono. Il Cavaliere del fulmine venuto loro dappresso si calò la visiera, e disse: «Compagni, abbiamo vinto

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