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Aggiornato: 3 maggio 2025


Il 29 settembre 1804 fu fatto membro del Consiglio legislativo, e cosí alla creazione del Regno italico fu coi decreti del 9 maggio e 9 giugno 1805 compreso tra i componenti il nuovo Consiglio di Stato. Nominato senatore il 10 ottobre 1809, fu in quel corpo uno dei piú autorevoli per dirittura e moderazione di idee, ed ebbe nel 1814 la parte larghissima ch'egli stesso racconta.

Mostrò a Lione vivo interesse per la cassa di soccorso degli operai: l'applauso dei setaiuoli gli aprì il cuore, e parlò loro come «rappresentante di quelle due grandi manifestazioni nazionali che nel 1804 e nel 1848 si proposero di salvare per mezzo dell'ordine i sublimi principii della Rivoluzione». Anche più trasparente predisse, che l'amor di patria secondo le circostanze avrebbe potuto comandare la rinunzia o la perseveranza, e infine prese fervorosamente commiato: «sarebbe immodesto, se io vi dicessi come l'imperatore: o Lionesi, io vi amo! ma permettetemi di dirvi dal profondo del cuore: o Lionesi, amatemi!». E continuò a parlare in cotesto stile, finché a Caen disse chiaro e tondo: «se il popolo mi imponesse una nuova soma, sarebbe grave colpa da parte mia il sottrarmi all'alta missione!». Nulladimeno, il tripudio delle moltitudini operaie importava poco: i destini del paese erano librati sul puntone della spada.

Un altro Sermone dello stesso anno 1804 fu diretto ad un autore di cattivi versi per nozze. Il giovine Poeta si sdegna che si mettano a far versi i medici e gli avvocati, come se fosse cosa facile il frenare Di questa plebe indocile i tumulti.

Il Foscolo faceva credere che il Monti lo evitasse per timore di compromettersi, a motivo del suo carattere indipendente; è dunque assai possibile che ne' suoi colloquii degli anni 1804 e 1805 col Foscolo il Manzoni abbia udito più volte giudicare il Monti severamente.

Parola Del Giorno

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