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quello stesso poeta, per rappresentare gli antichi beneficii che le nove Muse recarono un giorno ai mortali, immagina che, discesa dal cielo, la stessa dea Urania gli abbia un giorno cantati al poeta Pindaro. Non sono da sperare stupendi effetti poetici da una tale intonazione mitologica, e però tutto l'Inno, nel tutt'insieme, riesce manierato e freddo. Pure qua e l

L'ottava si chiama Urania, cioè «celestiale»; percioché, dopo l'aver giudicato, elegge l'uomo quello che egli debba dire e quello che egli debba rifiutare; percioché lo eleggere quello che sia utile e rifiutare quello che sia caduco e disutile, è atto di celestiale ingegno.

Movete, o sante Dive, a i vostri onori, cinte le tempie d'odorati allori. Urania su volando altera salse fra mille lumi, ed or in or s'aggira lieta del suo bel ciel cantando intorno.

Se non che i cinquemila, spoglia opima della giornata, se li pigliò la brigata Sacchi e la divisione Bixio. Il padre Loriquet, per quanto sembra, è l'Urania invocata dagli storici del vostro partito. Io non so di Loriquet di Urania; ma confesserete, disse riappiccicando il discorso con Missori, che la campagna delle Marche fu brillante e gloriosa.

S'io mi diparto a l'umile Betania per alto mar da Roma o sia da Napoli, ecco a man manca dal Parnasso Urania scopremi l'Elicona, ove mi attrapoli. Ben sa che a lei m'avvento, benché 'l Tevere lasciassi per Giordan, quell'acque a bevere. Metaphorice. Acque dolci! quanto piú bevémone, piú a la tantalea sete si rinfrescano!

Ivi il trasse la Diva. All'appressarsi, Dell'aura sacra all'aspirar, di lieto Orror compreso in ogni vena il sangue Sentìa l'eletto, ed una fiamma lieve Lambir la fronte ed occupar l'ingegno. Poi che nell'alto della selva il pose Non conscio passo, abbandonò l'altezza Del solitario trono, e nel segreto Asilo Urania il prode alunno aggiunse.

E simplicetta e pueril canzone, come richiede il suo stesso soggetto, fu questa mia, dottissime sorelle; di che a voi chiama: Non son io di quelle che, Urania, scrivi con bel soggetto e n'empi il sino e petto ai duo novi Franceschi, l'un ch'agnelli canta, lupi e ruscelli, l'altro del Senator l'alta pazzia! Ma chi fa il suo poter con gli altri stia.

Ad ogni modo, per molti mesi dopo la pubblicazione del Carme In morte dell'Imbonati, il Manzoni non iscrisse più versi; gli valse "il dolce sprone" materno a toglierlo da quella specie di letargia. Quale fu dunque l'occasione, o, per dirla con Massimo d'Azeglio, la tentazione tentante che mosse il giovine Poeta, nell'anno seguente, a comporre il nuovo poemetto Urania?