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Si sa bene che la Tuscia romana, separata per mezzo del Tevere dalla Campagna romana o Lazio, è chiamata Patrimonio di S. Pietro. A torto si fa datare questo possesso dalla donazione della contessa Matilde, la famosa paladina della gerarchia romana, che non aveva veramente dei dominî in quei luoghi, ma possedeva invece qua e l

Il quale saprebbesi qual fosse, se avessimo il nome de' trentasei ducati, che furono probabilmente dodici in ciascuna delle tre grandi divisioni, Austria ad oriente, Neustria ad occidente d'Adda e Trebbia, Tuscia a mezzodí.

Secondo il piano di Garibaldi, l'invasione doveva procedere da tre lati; dalla Sabina e l'Umbria, dalla Tuscia e dal Lazio, dovevano le schiere dirigersi alla loro mèta: Roma. La prima è la via più breve e conduce direttamente a Roma, poichè qui i confini, a Corese e Scandriglia, sono distanti dalla citt

Attraverso l'Umbria e la Sabina. Una gita da Roma nella Tuscia romana, nella Sabina e nell'Umbria è oggi tanto più attraente, in quanto che chi viaggia in queste province, or' ora annesse al regno d'Italia, ha campo di fare molte e nuove osservazioni importanti. Invece di viaggiare con la diligenza, è assai meglio prendere un vetturino fino a Perugia. L'istituzione italiana dei vetturini sar

In un diploma dato del 1277 dal r. archivio di Napoli, reg. 1268, A, fog. 29, leggesi questo titolo: Regnante domino nostro Karolo, Dei gratia illustrissimo rege Sicilie, Ducatus Apulie et principatus Capue, Alme Urbis Senatore, Andegavie, Provincie et Forcalquerii comite, ac Romani Imperii in Tuscia per Sanctam Romanam Ecclesiam Vicario generali.

Nella Tuscia certi nove, Lucca, Chiusi, Firenze, Populonia, Perugia, Fermo, Rimini, Spoleto e Benevento; incerti gli altri tre, Siena o Soana, Camerino ed Imola.