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E potrei leggere infinitamente, continuamente: libri che si stampano ogni giorno, traduzioni, testi originali di cui tutta la nostra Italia è piena. Fate una nuova legge se la legge vecchia non basta: fate una nuova moralit

Il New-York Herald aveva mandato il suo primo numero, un foglietto magro magro, scritto da Bennett padre in una soffitta di Ann Street, e l'ultimo numero della domenica, di sette grandi fogli, la maggior parte dei quali pieni d'annunzi, stampato da sette macchine doppie, che non solo stampano ma tagliano e piegano 2333 copie al minuto, senza arrivare quasi in tempo per soddisfare a tutti gli ordini dei committenti.

Lei dice: «Morale corrente! Oggi è diverso, oggi non si stampano più certe cose! Forse a teatro....» A teatro non si colpiscono: perchè? Soprattutto perchè gli autori francesi, i comici italiani, il presidente della societ

Monti! Mammùt in mostruosa mandra che pesanti trottate, inarcando le vostre immense groppe, eccovi superati, eccovi avvolti dalla grigia matassa delle nebbie! E odo il vago echeggiante rumore che sulle strade stampano i favolosi stivali da sette leghe dei vostri piedi colossali!...

Di piú tiene bisogno di tutti libri per tutte scienzie e arti; ché, si bene in Napoli vi sono stamparie, nientedimeno per questo particulare è come non vi fussero, ché non si stampano detti libri, ma cose di poco momento. E cosí ancora li bisogna tutta la materia di vetri.

Ma su questo poema convien leggere le lettere del Chiabrera a Bernardo Castello, che si stampano dal sig. Ponthenier; essendo in esse la storia minutissima dell'Amedeida. Prende le forme di Licasta, e muove Così la Furia di Sultana al letto; Onde ella di distor faccia sue prove Dal desio di pugnar il Re diletto. Prega essa; ma pregar nulla ha che giove, ardore ammorza nel guerriero petto.

61 Non fu veduta mai più strana torma, più monstruosi volti e peggio fatti: alcun' dal collo in giù d'uomini han forma, col viso altri di simie, altri di gatti; stampano alcun con piè caprigni l'orma; alcuni son centauri agili ed atti; son gioveni impudenti e vecchi stolti, chi nudi e chi di strane pelli involti.

Come avvenisse che un poema composto dapprima di soli canti dieci, qual si legge nell'edizione del Guasco, crescesse fino a canti 23, quanti se ne contano in quella del Pavoni, può vedersi nelle lettere del Chiabrera a Bernardo Castello, che si stampano dal signor Ponthenier.