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Il New-York Herald aveva mandato il suo primo numero, un foglietto magro magro, scritto da Bennett padre in una soffitta di Ann Street, e l'ultimo numero della domenica, di sette grandi fogli, la maggior parte dei quali pieni d'annunzi, stampato da sette macchine doppie, che non solo stampano ma tagliano e piegano 2333 copie al minuto, senza arrivare quasi in tempo per soddisfare a tutti gli ordini dei committenti.

Il city editor (cronista) del New-York Herald convocò la squadra dei suoi reporters e disse che bisognava ad ogni costo penetrare nel manicomio e sorprenderne i misteri. I bravi giovani, che gi

Dopo di ciò, quando il morto signor Johnson faceva più del solito paura a Nancy, essa andava nella camera di Anne-Marie e batteva sul muro con una spazzola. E allora arrivava Peg, a passare la serata amichevolmente con lei. Spesso veniva anche George, e leggeva ad alta voce i supplementi letterari del «New York Herald». Leggeva specialmente tutte le poesie.

Passano tre mesi: le voci che circolavano sui misteri del manicomio parevano svanite, quando una mattina il New-York Herald esce con una relazione in minutissimo carattere che occupava due pagine intiere, nella quale il reporter «guarito» narrava diffusamente ciò che accadeva nel manicomio: le voci corse erano vere ed egli raccontava storie di sequestri di persone sane, di torture, di fame, di sete, di patimenti atroci, inauditi.