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In quel tempo, apprende Giovenale, che l’adulterio era peccato men che veniale. Il marito era un volgar lenone che si ritirava nel fondo dell’appartamento quando veniva l’amante della moglie. Cicerone nelle sue epistole, lo conferma. Racconta che Mecenate corteggiava la moglie di un certo Sulpicio Galba, il quale, per facilitare queste galanti relazioni, fingeva di addormentarsi uscendo di tavola. Un giorno, un suo schiavo, volendo profittar di tal circostanza per gustare il vino di Falerno, il compiacente marito gli gridò «Ol

L’adulterio aveva preso tali vaste proporzioni, che le figlie, vedendo le madri così liberamente divertirsi, facevano quanto era in loro per maritarsi presto ed imitarle. Brantôme dice che nella maggior parte dei matrimonii, fatti a corte, raramente la sposa arrivava al talamo, senza che il re non le avesse prima insegnato praticamente l’arte della procreazione.

I talmudisti riferiscono che quest’uso venne abolito alcuni anni prima della distruzione del Tempio: poichè posta in dimenticanza la legge di Dio, corrotti i costumi e fattosi comune l’adulterio fra gli stessi mariti, Iddio aveva privato d’efficacia una simile prova. § 4.

Vi sarebbe molto da dire circa i costumi moderni paragonati a quelli dei tempi trascorsi. La maggior parte della gente strepita e grida che mai il libertinaggio raggiunse tanta impudenza quant’oggi, ed il celebre predicatore francese il padre Felice, esclamava: «L’adulterio, ecco il male mortale introdotto nel cuore della famiglia dai costumi contemporanei; l’adulterio che in altri tempi nella societ

Ed un poeta più moderno, parlando delle tribadi esclama: «Esse operano un miracolo degno dell’enigma tebano, rendendo possibile l’adulterio senza il concorso di un uomo