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La legature del Zambianchi erano state fatte così esattamente, che ogni tentativo per staccarsi era riuscito vano; anzi la circolazione del sangue, impedita dalla strettezza delle legature operata da mano di ferro, cagionando gonfiezza, diventavano così le parti strette addoloratissime, e molti Ahi! e lamenti, ed imprecazioni erano usciti dalle combacianti bocche dei due perversi.

Sfilavano appaiati ai polsi come individui usciti da un porcaio o da un sotterraneo, con le ragnatele sulle spalle, con l'umidore nella gonfiezza sotto gli occhi, con i capelli irrigiditi in una zuffa spaventosa. Erano laidi, stracciati, dilaniati dai patimenti.

Talvolta passava una femmina incinta, a braccio del marito; e l’ombra della sua gonfiezza si disegnava su ’l muro.

Se in questi giorni di primavera, vedo qualche fotografia di Venezia, mi sento una gonfiezza al cuore, un orgasmo, una melanconia.. .. Pazienza! Pazienza! Ma soffri anche tu, Lidia, e hai pensieri orribili e imprechi.... Ed io Ti consolo parlandoti di Dio. Io! In quali momenti mi sento io! Mi scriverai?

Citava di Galeno il poco che questi aveva scritto intorno a quel male; ricordava le opinioni d'Ippocrate e di Areteo sull'artritide; ma non sapeva neanche lui se si trattasse d'un catarro stillante a goccia a goccia nelle articolazioni, e cagionante dolori e gonfiezza, come il primo aveva creduto, o d'una infiammazione delle articolazioni, come avevano sentenziato quegli altri.

Poichè l’infiammazione crescendo gli occupava tutto tutto il collo e la cervice e si diffondeva anche pe ’l tronco a poco a poco, e la gonfiezza diveniva ancora più mostruosa, egli si sentiva strozzare. Spalancava ogni tanto la bocca per bevere l’aria.

e salvo un po' di gonfiezza negli appellativi, mi pareva che racchiudessero una profezia, e immaginavo di vedere il poeta in piazza Colonna, a Roma, e di corrergli incontro per dargli il mi rallegro e serrargli la mano....

I suoi lineamenti sparivano, si confondevano sotto una gonfiezza livida. Le sue palpebre erano chiuse e intorno agli occhi si disegnavano due larghi cerchi rossastri che parevano due ammaccature. Una bava sanguigna era radunata agli angoli delle labbra, tumide, semi aperte, contratte per lo spasimo ed un abbondante sudore viscoso irrigavagli il volto contrafatto.

«E quel filo di vita si spense, senza angoscie, senza convulsioni d'agonia. «Era trascorso poco più d'un mese dal mio arrivo a Torino. II babbo era deperito di giorno in giorno. Non lasciava più il letto. Le gambe gli si erano gonfiate enormemente; non si nutriva quasi più. E quella gonfiezza saliva, ed aumentava sempre.

Nella chiara notte un’isoletta, che doveva essere Pelagosa, apparve in lontananza come una nuvola posata su l’acqua. Alla mattina Cirù, che omai aveva impreso a curare il male, volle osservare il tumore. La gonfiezza erasi dilatata occupando gran parte del collo ed aveva assunta una nuova forma ed un colore più cupo che su l’apice diveniva violetto.