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Ci mettemmo a sedere sotto un finestrone onde una gran luce pioveva nella sala. Erano le 9 della mattina e lo spedale faceva la sua toeletta, pieno d'un gran chiacchierio che s'intrecciava fra i letti, arrivava con gl'inservienti, usciva dalla stanza delle suore, per l'uscio socchiuso. Una vecchia suora, inforcati gli occhiali, scriveva in un gran libro squadernatole innanti, sulla tavola.

Ciò, brava la ragazza! E cantavo roba del suo paese, cantavo! Eccola... Ma appena la suora appariva in fondo alla sala un grido infantile risuonò, un grido che ci fece trasalire. Saliva un gran vocio dal cortile e gl'inservienti s'urtavano, accorrendo. Suor Carmelina scomparve. Che sar

Ma...., come io diceva, la scena aveva luogo fra tre persone: imperocchè le orribili bestemmie del bigotto Basilio avevano fatto allontanare tutti gl'inservienti dello spedale; e siccome le celle circostanti erano vuote, così nessuno, oltre i due infelici, sentì quel monologo infame.

Finalmente, quando a Dio piacque, risanò: e parve che a poco a poco, col ridestarsi della vita, andasse morendo in lui tutta la memoria del passato. I medici dell'ospizio e gl'inservienti avevangli dimostrato un po' d'amore; ed egli seppe trovar parole di riconoscenza e lagrime di tenerezza, per esprimere la gratitudine sua a quella attenzione. D'allora in poi, sempre obbediente e rispettoso, adoperò modi ingenui e miti; parve un agnello. Parlava poco, era d'ogni cosa contento; cresciuta in guisa strana la sua fisica vigoria, voleva fare egli solo i più gravi e ruvidi servigi della casa. Ma colla forza del corpo, vedevasi invece rimpiccolirsi e mancare in lui il lume dell'anima; cosicchè sarebbesi detto inaridito gi

Tutti gl'inservienti, meno Esmeralda e Selvaggio, erano fuggiti; anco il frate aveva con orrore abbandonato quel peccatore moribondo. Il malato nell'eccesso della smania che divoravalo facea orribili rivelazioni.

Di sopra, appoggiato a due infermieri, scendeva al gran cortile soleggiato ove i parenti, aspettandolo, gli preparavano cuscini in una carrozza un giovane convalescente, ancora assai pallido, ma così lieto, così felice d'andarsene! Gl'inservienti mi riconobbero. Oh, signor dottore nostro! Riverito dottore! Beato chi vi rivede! Mi sorrideva anche il convalescente, con lievi cenni di saluto.

È un paese squallido: gli stabilimenti immensi e deserti aspettavano invano i soliti forestieri, che la paura del cholera scorrazzante per la provincia ha dispersi. Vi ho fatto novanta fanghi in quarantacinque giorni, conquistando l'ammirazione di tutti gl'inservienti, che non ricordavano d'alcun altro tale follia. E come tutte le follie è stata inutile.