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L'inserviente se n'era andato: le vaste sale, fino a poco prima turbate dal molesto vocio de' distributori, s'acchetavano, adesso, in una pace profonda. Improvvisamente mi dimenticavo nella mia bisogna il grande orologio della stanza de' manoscritti suonò le quattro. Vibrò quel suono nel silenzio, con un tintinno allegro, come di cristalli percossi. Era l'ora. M'avviai alla porta.

Ciò, brava la ragazza! E cantavo roba del suo paese, cantavo! Eccola... Ma appena la suora appariva in fondo alla sala un grido infantile risuonò, un grido che ci fece trasalire. Saliva un gran vocio dal cortile e gl'inservienti s'urtavano, accorrendo. Suor Carmelina scomparve. Che sar

Ce ne fu uno che imprese un viaggio d'esplorazione nei labirinti d'un orecchio; ma la scrofa, sentendosi solleticata, diede uno scossone che lo fece cadere a terra con tutti i suoi compagni. E che pigolìo allora, che chiocciare della mamma spaurita, che batter d'ali, che vocio per tutto il cortile!...

Ad ogni strepito di carrozza, volgeva il capo dal lato della via. Alle due, una superba vettura a due cavalli si fermò innanzi la palazzina, li cocchiere vociò: la vettura entrò nel giardino. E Sergio vide il principe, cui conosceva di vista, discendere sotto la marquise. Mezz'ora dopo, giunse un coupè. Il cocchiere appellò pure: la porta si riaprì; si rinchiuse tosto.

Un vocìo confuso accolse quella scappata del priore. Che umilt

Egli si chinò e la baciò sulla fronte il che sollevò un vocío di commenti giulivi da parte della mamma, delle amiche, e di vari signori. Ma, Marco la Maria mostrarono d'udire quegli scherzi. Per loro nulla era più serio del sentimento che li turbava. Si strinsero la mano di nuovo e si separarono in silenzio. Erano alla stazione di Camerlata. Marco salì in convoglio per tornare a Milano.

"Scambiate di nuovo i Gamberi!" vociò il Grifone a squarciagola. "Ritornate a terra di nuovo, e e questa è la prima figura," disse la Falsa-Testuggine, abbassando la voce tutt'a un tratto, e le due bestie che pur dianzi saltavano follemente, si sdraiarono meste, silenziose, e guardarono Alice. "Debb'essere una gran bella contraddanza, cotesta," disse timidamente Alice.

Accendo un lume, prendo un libro. Mentre sto per chiudere la finestra, un lontano rumore mi colpisce. Parmi d'aver inteso un grido, un altro; poi silenzio. Che succede all'altro capo dell'abitato? Segue un confuso vocìo. Passano alcuni minuti di quiete profonda, un cane abbaia e mugola. Due contadini si avvicinano a passo a passo. Parlano fra loro a monosillabi, sembrano commossi, spaventati.

Zaino di melanconia che il soldato meridionale porta con disinvoltura spensierata in marcia verso il pericolo ignoto. Il ricordo della donna pungola le nuove audacie. Cos'è questo vocio lamentoso che si trascina vicino alla trincea ora deserta?... Braccia alzate! Donne e bambini! Sono italiani di Campodolcino. Arruffio di gesti e camiciole femminili intorno ad una colonna di prigionieri.

Ad ogni svolto della strada ci assale un vocio di popolo festante. Questo però è più violento dei precedenti. Inneggia all'Italia strepitando, ma vi scorgo molte braccia tese col pugno chiuso verso quelle pattuglie austriache che laggiù sotto gli alberi bersagliano la mia blindatura d'una raffica tintinnante di pallottole. Entriamo nella vera rivolta della Carnia che gi