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Sono piccolezze alle quali non ho mai tenuto, essendo sempre stato un nemico acerrimo della réclame; la quale, del resto, non è mai stata tanto sfacciata e impudente come lo è al giorno d'oggi. L'articolo qui unito, è per altro un'eccezione: è sincero. Lo ha scritto il cavalier Frascolini, il direttore dell'Omnibus; un bravo ragazzo intelligente e abbastanza galantuomo.

Poi sghignazzarono entrambi, sputarono, e stettero a guardarla. «Donnez-moi ma valise», disse Nancy. «Donnez-lui sa valise», disse il facchino. «Eh!, on va la lui donner», disse il conduttore, arrampicandosi lentamente sulla scaletta dell'omnibus. Poi tirò giù la valigia. «Voil

, in mezzo a loro, sebbene straniero a tutti quegli affetti, c'era pure un altro cuore che batteva con violenza alla vista del marchese di Vharè: il cuore di Alessandro Frascolini. Il direttore dell'Omnibus si era recato poco prima sul palcoscenico per offrire alla diva l'omaggio del pubblicista e l'ammirazione del compagno d'arte.

La signorina gliel'aveva promesso, ma... Ma in fin dei conti toccava a lui di farsi innanzi per il primo; non poteva pretendere che fosse la donna quella che lo venisse a cercare. Adesso era cavaliere, quasi amico del duca Prospero Anatolio; era direttore e proprietario dell'Omnibus... Una visita gliela doveva.

In quanto a' suoi colleghi, confidava a Giorgio, in segreto, che l'avevano fatta molto grossa venendo quasi a patti col direttore dell'Omnibus!... Quello era stato un passo falso che aveva creato malcontenti nel seno stesso del partito e che, a occhio e croce, aveva spostato tre o quattro voti di maggioranza.

Un languido facchino aiutò Nancy a scendere colla piccina, e afferrando la loro valigia le precedette verso l'uscita. Quando Nancy lo raggiunse fuori della stazione, trovò che aveva consegnato la valigia al conduttore dell'omnibus dell'Hôtel de Paris. «Non, non», disse Nancy. «J'attends mon mari». Ah! disse il facchino al conduttore d'omnibus, «elle attend son mari».

L'egregio uomo, direttore dell'Omnibus, in questa circostanza non trovò più una gocciola di spirito e nemmeno un granellino di pepe; ma si turbò, si perdette d'animo, ed in preda ad una gran confusione balbettò coll'aria di chi sa di doversi discolpare, ch'egli si era recato dalla signora contessa, desiderando solo di presentarle i suoi omaggi.

Il duca Prospero, cominciò allora a spiegare, al direttore dell'Omnibus, tutti i vantaggi morali e materiali che dovevano venire da tali riforme alle esauste finanze del Comune; gli fece toccar con mano che l'opposizione era mossa da interessi privati, e riuscì facilmente a convincerlo che il partito, il colore politico, ci entrava come il cavolo a merenda.

Tuttavia, quando egli si trovò a Borghignano, a cassetta dell'Omnibus, da quella posizione elevata sperò ancora di poter giungere fino alla contessa Della Valle; e a mano a mano che nella sua fantasia vagheggiava un seguito avventuroso di quell'amore infelice, l'odio nuovo svaniva e ritornava l'antico affetto colle belle illusioni e le sue belle speranze.

Ma vedete, duca Prospero cominciò dopo un momento di silenzio, noi... Noi siamo radicali?... È questo che volete dire? Appunto; rispose il direttore dell'Omnibus, noi siamo radicali.