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Molti davano per motivo dell'abbandono d'Isernia lo spavento cagionato dai nostri alla popolazione; ma egli non ingannossi, e, senza manifestare il suo criterio, si attenne alla conseguenza che qualche stratagemma fosse meditato dal nemico, oppure che si fosse trincerato in forti posizioni sulla strada che si doveva percorrere; e così era veramente.

L'unico mezzo per portare i feriti era dunque quello delle barelle, costrutte come si poteva, e con grande spreco di gente per portarle ciocchè menomava orribilmente il numero dei combattenti. Così si giunse sino alle porte d'Isernia, ove Nullo, credendo di trovare seria resistenza, aveva prese tutte le precauzioni per l'attacco che ad un capo come lui suggerivano la risoluzione e l'esperienza.

E proseguì: Generale, i disastri di Caiazzo e d'Isernia sono le tinte scure che danno risalto alla luce delle vostre vittorie, e provano che si vince solo quando voi guidate. Fistolo! io esclamai. Non ti sapevo così perito nell'arte del cortigiano. Sembri un gentiluomo di camera di Luigi XIV.

Se nei paesi ove si compiacciono di scialacquare gl'invasori come l'Italia, per esempio, ed oggi un po' anche la Francia si facessero ai nemici le accoglienze fatte da quei d'Isernia ai trecento, per ordine di monsignor Corvo, io sono sicuro che succederebbe come successe in Spagna ed in Russia agli eserciti del primo Bonaparte lezione che ha fatto inviolabili i territorii di quegli Stati ove la nazione era veramente decisa di non piegare il collo.

Nel tumulto d'Isernia, disse Nullo, mutilarono orribilmente gli avversarî presi. Un cafone vantava lo squisito sapore del lombo di don Peppino cotto alla bragia¹. Poi rivoltosi al vetturino lo interrogò sull'appellativo di cafone. Cafoni, eccellenza, si chiamano i contadini, e galantuomini i proprietari. Il vescovo dei Sanniti d'una volta, io ripigliai, era il Meddix-Tuticus...

Tornando a Caserta, il maggiore Caldesi mi fece: Ora credo anch'io puro sangue sannitico i cafoni del Molise. L'addio Perchè ve ne state laggiù? mi disse Garibaldi, a pranzo, nel palazzo reale di Caserta, il dopo del nostro ritorno dall'infelice spedizione; accostatevi e narratemi i casi d'Isernia.

Nelle strade d'Isernia non si vedeva un solo individuo; ed in alcune case trovaronsi pochi vecchi infermi, che la popolazione non aveva avuto tempo di trasportare. Fu cotesto provvedimento del gesuita, e ciò prova quant'era l'astuzia e la capacit

In questo mezzo, da noi, nella stanza usuale, si compilava fantasie sull'imminente assalto di Capua; quando, faccia radiante e portamento relativamente leggiadro, entrò il Paggi messaggiero della spedizione d'Isernia. Corda di violino che si spezzi nella soavit

Tutti gli uomini validi, poi, diretti dal comandante del battaglione di fanteria e da varii ufficiali del genio, venuti pure dall'esercito borbonico, organizzaronsi indietro d'Isernia verso Taliverna, Venafro ed i monti che costeggiano la strada a settentrione. Tale sistema di difesa ed offesa era degno d'una causa migliore.

Appresi adunque che il battaglione regio e le due ali cafoniche marciavano da Isernia in arco di cerchio, di forma che la sinistra toccando il monte di Carpinone e la destra investendo la pendice di Pettorano, il battaglione nel centro figurava in seconda linea, e che intanto un secondo corpo di gendarmi uscito dalla opposta porta d'Isernia, per celati sentieri irruppe su Pettorano di fianco, appoggiato dalla manovra simultanea della mentovata ala destra.