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L'ordine mio, nel lasciar l'esercito, era di gettar delle bande sulle linee di comunicazione del nemico, non di prender posizione fissa a poche miglia dall'esercito borbonico, con un fiume come il Volturno fra mezzo agli occupatori poco numerosi di Caiazzo, ed i loro sostegni sulla sponda opposta.

Il valorosissimo colonnello Simonetta, che comandava sulla sponda sinistra del fiume, e che sostenne come potè la ritirata dei nostri vinti di Caiazzo, piangeva di disperazione al miserando spettacolo, giacchè i volontari non pratici dei passi del Volturno, e perseguiti da vicino dal nemico, furon obbligati di gettarsi nel fiume, senza scelta, e caddero in un sito rapido e vorticoso.

Fu decisa l'occupazione di Caiazzo, villaggio all'oriente di Capua, sulla sponda destra del Volturno. Tale posizione piuttosto difendibile naturalmente e meglio con alcune opere, e la gente sufficiente per difenderla, distava dal grosso dell'esercito borbonico, accampato a levante di Capua, di poche miglia. Quell'esercito contava circa quaranta mila uomini, ed ingrossava ogni giorno. Per occupar Caiazzo si fece una dimostrazione sulla sponda sinistra del Volturno, ove si perdettero alcuni buoni militi nostri, massime per la superiorit

Intanto l'impresa infelice di Caiazzo imbaldanzì il nemico, demoralizzò la parte nostra, ci obbligò dall'offensiva passare alla difensiva, e fu per i borbonici un fortunato preludio della gran battaglia meditata, che sarebbe stata differita senza dubbio, e che per ciò ebbe luogo pochi giorni dopo, il e 2 ottobre.

L'operazione di Caiazzo fu più che un'imprudenza, una mancanza di tatto militare, da parte di chi la comandava. E serva quell'esempio ai nostri giovani militi, tuttora obbligati a studiare quella manía di macellar gli uomini, che si chiama arte della guerra.

«Devi dunque sapere, che il nostro esercito, forte di cinquantamila uomini, dopo d'aver debellato gli scomunicati a Caiazzo, padrone di Capua, e di tutta la sponda destra del Volturno, si dispone ad attaccare quei pochi miserabili che restano da questa parte.

Il giorno seguente, credo, il nemico inviò un forte nerbo di forze ad attaccare i nostri in Caiazzo, che in pochi, furono obbligati di evacuare, e ritirarsi precipitosamente verso la sinistra del Volturno, dopo d'essersi valorosamente battuti, ed aver perduto non pochi militi, morti, feriti, ed affogati nel fiume.

E proseguì: Generale, i disastri di Caiazzo e d'Isernia sono le tinte scure che danno risalto alla luce delle vostre vittorie, e provano che si vince solo quando voi guidate. Fistolo! io esclamai. Non ti sapevo così perito nell'arte del cortigiano. Sembri un gentiluomo di camera di Luigi XIV.

Il 19 settembre ebbe luogo l'operazione: si occupò Caiazzo, ed io giunsi lo stesso giorno per assistere al deplorevole spettacolo del sacrifizio dei nostri poveri volontari, che avendo marciato, secondo il costume loro intrepidamente sul nemico, sino sull'orlo del fiume, furon poi obbligati, non trovandovi riparo contro la grandine di palle nemiche, di retrocedere fuggendo, fulminati alle spalle.

Assenza che costò all'esercito meridionale la sconfitta di Caiazzo, unica in tutta quella gloriosa campagna, che scosse alquanto il prestigio dell'esercito vincitore e rimontò non poco il morale dei borbonici. Non scordi il lettore il dispaccio di Farini a Buonaparte: «Noi marciamo con quarantamila uomini, per combattere la rivoluzione personificata, cioè i Mille».