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Oggimai è penetrata nel mio animo questa convinzione, che ogni attentato violento fatto alla natura è opera da pazzo, per non dire da scellerato, e che io, al par di altri orgogliosi della mia specie, colla mia superba invenzione mi sono reso complice dei più grandi disastri che affliggono il mondo. Tu, dunque, vorrai essere dei nostri? chiese il Virey radiante di gioia.

Vari capelli bianchi si fan passo sulle sue tempie. È fosco. È affranto. Il suo sguardo, capovolto indentro, è velato e tetro. I suoi abiti non dinotano la negligenza, ma la gravezza delle preoccupazioni dello spirito. E davvero, gli era impossibile di cumular più disastri sur un capo di uomo, in minor tempo e con altrettanto rigore!

Il dottore, forte pensoso, si grattò la fronte, e dimandò lentamente: E voi avete scelto? Ve lo chieggo a volta mia. Insomma, spiegatevi. Voi non mi comprendete, dunque? Avete voi mai assaporato la gelosia dell'odio? Ignoro quella dell'amore figuratevi! Allora? Scandagliate. Voi conoscete una parte dei miei disastri.

Ogni volta che suo fratello don Lucio, a desinare o a cena, gli riferiva la notizia letta nei fogli in Casino, don Rocco scattava: Barbanera lo aveva predetto!... Terremoto? Ma non dice dove rispondeva don Lucio ridendo sarcasticamente. A questo modo faccio l'astrologo anche io! Barbanera li aveva predetti!... Disastri in mare? Sfido! È la stagione.

Per sentire una nota stridula in mezzo alla soddisfazione universale, bisognava recarsi dalla vecchia Gertrude, la quale non usciva mai di casa, e sfogava le sue bizze con suo figlio e coi pochi che andavano a visitarla. Profetessa eterna di disastri, ella vedeva un subisso di guai che dovevano precipitar nella miseria Valduria.

Prima di affrontare nuovi disastri, Concettella, molto costernata dell'incognito, pregò Don Diego di permetterle d'andare a vedere Gabriele. Don Diego avviluppava il suo cuore, ma Gabriele vi era sempre dentro.

L’anno 1793 segna la maggiore rovina delle finanze del Comune: anno di carestia e di fame, in cui il sistema della Colonna frumentaria, delle provvigioni vittuarie, delle vendite pretoriane trascinava a nuovi disastri finanziarî, che più tardi dovean tradursi nell’insopportabile caro dei viveri sia per le guerre dei Francesi , sia per le truppe richieste dagl’Inglesi nel Mediterraneo e per l’affluenza dei forestieri, specialmente de’ Napoletani, a Palermo ¹⁵⁷.

Altri operavano ad impeto e per vendetta: credevano legittima qualunque via per ottenere il vantaggio della patria; esageravano, e per sino fingevano i torti privati e i comuni; i disastri cagionati al paese da Luchino: torti e disastri che credevano fin troppi per sollevare, al primo invito, tutta Lombardia contro dei Visconti; ottenere il favore degli altri popoli in nome dell'umanit

Il Conte, ispirandosi al Monde e ad altri giornali ultramontani, non cessava mai dal vaticinare disastri all'Italia ed a Napoleone. Questi, a suo credere, non sarebbe più rientrato sul suolo francese. Il Conte attendeva la prima sconfitta delle armi francesi e italiane sulle pianure di Lombardia per poter esclamare: il secondo Impero è finito!

Ma, signor commissario, poichè voi dite che le mie disgrazie vi toccano, non potreste voi suggerirmi un mezzo per far rivocare da Sua Eccellenza l'ordine che mi precipita in un abisso di disastri. Io non ne conosco che uno: provare a Sua Eccellenza che le persone che vi hanno calunniato sono vostri nemici e che dessi vendono la vostra pelle per salvare la loro.