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E perciò Cicerone, tutti i romani professavano doversi prendere da essa, eloquenza, lettere, ius pubblico e privato, costumi, ogni civiltá, ogni coltura, di preferenza che dalla religione. Le lettere specialmente dipendettero tutte, si conformarono tutte dalla filosofia. Polibio, contemporaneo ed amico de' Scipioni, fu uno de' primi e piú grandi venuti di Grecia a ingentilir Roma.

Ad ogni modo, religioni, costituzioni, dapprima regie, repubblicane poi, costumi, lingua ed arti, tutta la civiltá e tutta la coltura, furono comuni alla madre patria ed alle colonie, alla Grecia e alla Magna-Grecia.

E vedremo poi nella etá ulteriore, dei comuni, sorgere un nuovo ufficio o destino nostro non meno evidente, non meno bello; quello di ravviare e riunire la cristianitá in una nuova civiltá e in una nuova coltura; e soffrir noi certamente e molto in questa grand'opera, ma compierla meno a pro nostro che d'altrui; e poter quindi rallegrarci ancora dei nostri stessi dolori, riusciti cosí utili nell'ordine universale.

Senza entrare a discutere una quistione puramente speculativa, che non condurrebbe ad alcuna utilitá pratica, chi considera l'attuale nostra civiltá, e non è stolido o perfido, vedrá essere dover suo il contribuire quel tanto che egli può al miglioramento della coltura pubblica, ed il combattere sempre piú la tristezza di quei pochi che vorrebbero far della sapienza un monopolio e tener nella ignoranza il prossimo, onde non trovar contrasti a' lor maligni disegni.

Ma il vero è che non sono di tale etá se non le compilazioni; e che le leggi stesse, e i responsi de' giureconsulti che le accompagnano, sono frutti di lunghe etá precedenti, sono risultato complessivo ed ultimo delle due grandi civiltá europee fino allora disgiunte, e allora riunite, la romana e la germanica, la imperiale e quella delle genti.

Quanto lenta ancora era progredita la civiltá! Una di quelle tre fu in Genova, di un Gerolamo Gentile che volle liberarla dal giogo milanese, e riuscí ad impadronirsi delle porte, poi soggiacque. Finalmente, una in Milano, dove tiranneggiava Galeazzo tra le crudeltá e le libidini, da dieci anni.

Quindi indipendenza compiuta, tranquillitá almeno esterna, e commerci, marineria, arti, culti splendidi, civiltá e colture, o eguali o poco minori dell'elleniche. E in breve, allargamenti, conquiste.

O piuttosto, tanto s'assomigliano le civiltá anche piú diverse! Lo spendere per il pubblico, il capitalizzare il lavoro delle generazioni presenti a pro delle avvenire, è proprio sempre di tutte le nazioni forti, che han fiducia nel proprio avvenire, di quelle che sono conscie di lavorar per , non per altrui.

Ad ogni modo, dall'Alpi al mezzodí della penisola era risorta la potenza, cresciuta la civiltá e la coltura degli antichi tirreni; ma erasi concentrata dalla nazione intiera nella gente etrusca.

A' piú terribili e piú colossali turbamenti che sieno forse stati mai in niuna gran civiltá, succedevano clemenza, riposo, riordinamento. Le lunghe guerre, le proscrizioni aveano spenti i piú appassionati, rinnovata la generazione. Tutti erano stanchi, tutti capacitati dell'impossibilitá d'una restaurazione repubblicana, tutti della necessitá del principato.