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Era il cuoco del bettolino un buon diavolo cogli occhioni pieni di lampeggiamenti e con le ganasce lardose. Aveva per noi della vera affezione. Coi pochi centesimi che potevamo spendere, si struggeva per farci mangiare meno scelleratamente che poteva. Sopratutto era pulito.

Delle norme ossia terminazioni regolavano il servizio di queste vivanderie, specie sulle pubbliche navi, ma l'ingordigia dei bettolieri era assai spesso più forte anche delle terminazioni. Lo sconcio era anzi giunto a tal segno, poco avanti alla caduta della Repubblica, da indurre il generale Salimbeni a proporre al Savio alla Scrittura dei provvedimenti radicali in materia: «Bisognerebbe egli diceva assegnare ad ogni camerata di 10 soldati almeno una caldaia da polenta, una secchia di larice cerchiata ed una tavola per rovesciarvi di sopra la polenta stessa... Sarebbe inoltre desiderabile, per liberare il soldato dall'obbligo che ora ha di spendere la mòdica sua paga in una bettola, o bettolino, con grave danno della disciplina e peso della sua sussistenza, di fornire anche la legna necessaria per cucinare il cibo. Con questi mezzi si potrebbero tener uniti i soldati, lontani dalle osterie, dove è forza che dimentichino la loro nativa semplicit

E si faceva registrare per due «uova al tegame» cioè per 22 centesimi. Il resto lo scialava in frutta. Il 2256 non rinunziava alla bibita. Senza una golata di vino non avrebbe saputo ingoiare tutte le porcherie del bettolino. La lista della spesa includeva anche il caffè. Il 2557 e il 2559 persistettero per più di una mattina a berne mezza razione di cinque centesimi. Ma dovettero rinunciarvi.