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Aggiornato: 25 luglio 2025
Per ciò si sforzava a lavorare senza posa; spendeva i piccoli frutti del lungo risparmio in tante giornate di opere; lasciava che la Virginia finisse di rovinarsi in un lavoro superiore alle sue forze, e finalmente si attaccava al fratello, cercava di sfruttarlo con promesse, con blandizie.
Sicuro, disse il dottor Agenore, Sicuro, ripetè Ernesta sorridendo. Queste ciancie si facevano nel salotto, dovendosi, per ordine del dottore, lasciare in pace l'infermo. Tornerò domani, disse Virginia; e siccome non mi aspettereste, anticiperò. Brava! Brava!
Signora Beatrice, interruppe la Virginia sporgendo il capo dall'uscio il clarissimo signor avvocato Prospero Farinaccio desidera conferire con voi. Con me? Che ho a fare io con questo avvocato? Io non lo conosco. Basta! ne sono venuti tanti! Venga anch'egli.
E dunque perchè piangeremo noi? Certo egli se la ordinava troppo più magnifica che queste cappe non sono; però ei non la vide terminare, nè all'ultimo ei la ebbe conforme al suo desiderio; mentre noi avremo la consolazione di terminarcele con le nostre mani, ed a seconda del nostro disegno. E la Virginia raddoppiava il pianto.
Chiarina mi disse che alla pazza non avevano trovato nulla addosso, infuori d'un piccolo e logoro portafogli nel quale erano due o tre soldi e, avvolto in un biglietto del lotto, un bel ricciolo di capelli biondi che somigliavano tanto a quelli della Virginia.
Era quel foglio il testamento della signora Virginia, madre di Emilio Pompeo, morto sulle mura di Roma, da piombo napoleonico. La moglie di Enrico dopo averlo assistito nella lunga agonia, vinta dal dolore, alla sua volta soccombette lasciando un bimbo di due anni, unica prole orbata dei genitori, cui rimaneva soltanto l'appoggio della vecchia ava.
Signori! Che io non venissi educata a siffatti orrori, non importa che dica; vi parlerò ingenua come il cuore mi detta, e voi scuserete la insufficienza mia. Di poco oltrepasso i sedici anni; me educarono la santissima madre mia donna Virginia Santacroce, e donna Lucrezia Petroni femmina preclara per piet
Perciò diveniva sospettosa, e appena due persone discorrevano, la si metteva accanto a loro per sentire se parlavano di lei, del suo male. E se qualcuno le domandava: Come state Virginia? guardandola con un certo interesse o curiosit
La pudica Virginia chinò gli occhi a terra. Parli al babbo... disse, rialzò il capo e ripetè più forte della prima volta: il babbo sar
FULVIA. Samia! SAMIA. Odila che di sopra mi chiama. Ará dalle finestre visto Lidio, ché lá lo vedo parlare con non so chi. O forse vorrá rimandarmi a Ruffo. FULVIA. Saaamia! SAMIA. Veeengo. LIDIO femina, FANNIO servo. LIDIO femina. Cosí t'ha detto Tiresia? FANNIO. Sí. LIDIO femina. E del parentado mio come di cosa conclusa si parla in casa? FANNIO. Cosí sta. LIDIO femina. E Virginia ne è lieta?
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