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Ci saranno ancora gli usignuoli? dissi, ricordando le violente melodìe vespertine. Chi sa! Forse. Cantano verso sera. Non ti piacerebbe di riudirli? Ma a che ora ripasser

Fu lei che mi parlò per la prima. Mi domandò se conoscessi la Riviera. Si scoperse che aveva passato alcuni giorni a Bordighera mentre io era a Ospedaletti. Avrei potuto vederla nelle mie passeggiate vespertine, seduta sugli scogli del Capo di S. Ampelio a contemplare, verso la Francia, il tramonto.

Viva Antonio Casanova e l'abolizione della moneta! Viva l'equilibrio sociale! E cantando una gaia ballata, l'auriga fece risalire la volante, che andò a smarrirsi nelle brume vespertine. Il tumulto cresceva nell'agro. Ai ribelli si aggiungevano i curiosi; pochi atti di violenza si commettevano, ma lo strepito saliva alle stelle.

A otto, a dieci anni, dopo avere nel corso della giornata tormentati e rallegrati colle sue celie i pesciaiuoli della piazza, dopo aver sdrucciolato come uno scoiattolo dagli alberi dei bastimenti, dopo aver sprezzato da gran signore le vetrine delle Procurative, dopo le estasi vespertine del lido: all'insaputa dei parenti egli compariva sulle scene di un piccolo teatro a rappresentarvi la parte di paggio, a sostenere lo strascico di un doge, a spargere di fiori il cammino di una sultana.

Frattanto la notte si avanzava e il sopravvenire delle tenebre ridestava alla vita le piccole sfingi, i baccherozzi, le zanzare, le lucciolette, le farfalluccie vespertine, infine tutti gli insetti nemici della luce. Strani, misteriosi sussurri uscivano dagli arbusti e dall'erbe. Due zanzare, partite dai canneti del lago, volavano verso il giardino.

Le porte erano abbassate, e la sala terrena sfarzosamente addobbata splendeva di fantastica luce. Una tavola oblunga, sfolgorante di preziose suppellettili e imbandita di vivande vespertine attendeva la gioconda comitiva delle ospiti fanciulle.