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Aggiornato: 27 giugno 2025


Gran fioritura di camelie dev'essere a Montecarlo; non è vero, Vaussana? E c'è poi sempre quell'abbondanza di belles-de-nuit? Non sono stato a Montecarlo; rispondeva Maurizio, schermendosi come poteva. Vi ho pur detto, generale, che ho fatto una punta fino a Genova. Ritorno offensivo, dunque? E come sono ora le genovesi? sempre belle?

Era una statua da portare in processione il 24 di aprile, ricorrendo la festa del santo onde aveva nome il paese; e quel buon saggio di scultura nel legno, del primo ventennio del secolo decimono, era dono di un Sospello di Vaussana, il nonno di Maurizio.

Ho ancora qualche cosa da dirvi. Signor di Vaussana, credete in Dio? ; rispose Maurizio.

L'uffiziale rizzò la testa, e squadrando il signor di Vaussana dal capo alle piante, gli domandò: Che cosa volete voi dire?

Maurizio non ricevette senza un po' di vergogna quelle dimostrazioni di amicizia. V'hanno principii che non si offendono impunemente: la coscienza può sonnecchiare, non addormentarsi del tutto; ed anche quando è lento a venire il rimorso, la colpa si definisce da nel segreto dell'anima, si accusa in un vago senso di malessere nel profondo del cuore. Ma tanta gioia brillava sul volto di Gisella; tante faville d'oro si sprigionavano da quegli occhi d'indaco, che egli, superato il primo momento d'angustia, non volle vedere, seppe non vedere più altro. Se era tranquilla lei, perchè doveva esser da meno il signor di Vaussana? Se appariva così confidente lei, donna, perchè sarebbe stato egli, uomo, meno disposto a sommergere ogni molesto pensiero nella sensazione profonda di un amore, che era dopo tutto la sua vita, la sua felicit

Ah, ecco, disse Maurizio, voi ora guastate la dolce visione. Non è così che bisogna immaginare il buon padre, la cui figura è oltre l'umano. Ma è sempre bello che l'abbiate veduta, conchiuse, e che ne abbiate sentita la poesia consolatrice. Da Ceppo a Carnevale. Anche il signor di Vaussana andava in chiesa: credente nell'anima, voleva mostrarsi tale in certi atti esteriori.

Qualche volta, passando accanto al signor di Vaussana, la divina creatura gli gittava una di quella frasi sommesse e brevi, ma calde di passione, che avevano virtù di rianimarlo, di esaltarlo, di fargli toccare i termini della beatitudine. Ah, il nostro San Giorgio! Ancora pochi giorni, Rizio! Questo carnevale, che morte! Sorridi, via, grande bambino, che hai così dolce il sorriso!

Ma quello sforzo l'aveva anche esaurita. A pranzo niente le andava; si era contentata di assaggiare; e finito il pranzo aveva trovato un pretesto per ritirarsi nelle sue camere, non aspettando Maurizio alla solita ora delle visite serali. Cosa da nulla, diceva il generale al signor di Vaussana, poi che questi ebbe domandato della contessa, e manifestato il suo vivo rammarico di saperla indisposta.

Maurizio di Vaussana stette un paio d'ore alla Balma, ragionando di cento cose. Cadde anche il discorso sulle cause del suo ritiro precoce dal servizio: ma s'intende che il generale lo incalzò troppo con le domande, egli credette necessario di dire la verit

E guardava il signor di Vaussana con piglio severo. Maurizio si volse a guardare dietro di . Non c'era nessuno; anche Filippo era uscito. Egli allora, cedendo ad un impulso repentino dell'anima, si accostò all'ufficiale, e a voce bassa, ma con accento vibrato, incominciò: Signor Dutolet, siete voi sempre di quella rara perizia nelle armi, che io ho ammirata altre volte?

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