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Aggiornato: 23 maggio 2025
Valentissimi gl'ingegneri francesi, e indefessi non menochè intrepidi gli esecutori; riparato il guasto fatto alle opere loro dalle nostre artiglierie costruiscono la terza batteria e l'armano di obici per battere con fuochi verticali i bastioni sesto e settimo; i Romani dal canto loro compiscono le trincee del Vascello, altre ne imprendono a sinistra di porta San Pancrazio a fine d'impedire, caso mai che qualche sortita venisse respinta, che vinti e vincitori entrassero in Roma alla rinfusa; ripigliasi il fuoco nel giorno sesto, e con maggior furia di prima, anco il cielo si commuove e piglia parte alla lotta; tempesta in terra, tempesta in cielo; fuoco, e strepito da empire di spavento da una parte e dall'altra; natura ed uomini parevano risoluti a sconquassare il mondo, nè il peggio sarebbe stato se fossero riusciti. Il Vaillant vigilissimo sospettando sorpresa alle ville Corsini, e Valentini asserraglia le prossime strade, e si avanza senza intromissione; non così i Romani i quali cominciano opere grandi, e per certo utilissime, ma poi lo smettono o che mancasse loro la costanza o piuttosto, come credo, la potenza; per siffatta guisa idearono erigere un trincerone il quale servisse a mo' di piazza di arme dove milizie nostre ad ogni evento si assembrassero per contrastare al nemico, il quale, superate le trincee giungesse e scacciarne i difensori; ed altre più difese si disegnarono, ed anco fu statuito condurre a termine per asserragliare le strade, forare le case onde porgersi aita scambievole giusta la imminenza del pericolo per quinci rifuggire senza danno o con poco nella citt
Si erano mandati innanzi i balestrieri, i valentissimi di messer Aginaldo, con Irnando, coll'ordine di principiare l'offesa su un lato per ingannare il nemico, facendogli su quello concentrare la difesa: poi venivano le torri e le macchine balistiche con robuste travi, e queste dovevano investire dai fianchi più deboli: poi cento saluzzesi, forniti di scale e armati di scuri, con Eleardo, i quali avevano comando di starsi appiattati nelle boscaglie per correre ad un segnale al ponte e al portone: poi i cavalli e i fanti: c'erano Ildebrandino con Oberto, Ugo, Aginaldo, Gisalberto, Baldo.
Era combattimento di due valentissimi... Quando si levava dalla moltitudine il grido di: Viva lo sposo! io l'ascoltavo con tale tumulto di gioia e di spavento di non meritarmelo, che tempestavo di braccia, come un fabbro sull'incude, e l'altro addoppiava la furia verso di me.
Parola Del Giorno
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