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La contessa non seppe resistere a quell'onda di passione disperata; epperò rispose a Lorenzo: E chi vi dice che io non v'ami più? Oh grazie! esclamò il giovine, a cui balenò negli occhi il primo lampo di gioia; grazie di questa cortese parola che vi è piaciuto lasciarvi sfuggirei Ma compite la vostra bell'opera; non andate a quella festa; rimanete in casa, stasera.

AMASIO. Non giova dircela, perché sa tutti i miei pensieri. LIDIA. Deve esser vostro amico. AMASIO. Tanto amico che son come egli stesso. LIDIA. E dice che m'ama molto? AMASIO. Cosí amaste voi me! LIDIA. Sappiate, Amasia, sorella cara, che non è persona al mondo che v'ami piú di me, perché vedo che veramente mi amate di cuore e compatite i miei dolori.

E pace mi chiedete in questa gabbia? in questa d'error gabbia chiuso e mesto, privo d'ogni, se non sia il vostro, aiuto, dunque, ch'i' v'ami e doni son richiesto? Amarvi, anzi adorarvi, non refuto; ché, quanto parmi al bel sembiante altéro, amarvi, anzi adorarvi son tenuto. Summum et maximum mandatum est Deum colere et amare.

E che? non mi amate voi forse? sclamò lei, con gli occhi lucenti. , ma non vi dirò il mio ideale. Ebbene, non me lo dite: io lo so. L'ho indovinato: il mio cuore è diventato profeta. Il vostro ideale è una donna, quella donna che v'ami. Consolatevi e ringraziate il Signore. L'ideale è vivo: io v'amo, Cesare. Non scherzate, Laura. Non scherzo, vi voglio bene, V'ingannate, forse.

LIDIA. Adopratevi prima che Cintio m'ami, ed io mi sforzerò di amar questo vostro amico. AMASIO. Fate prova d'amar prima quel mio amico, ch'io poi mi adoprarò che Cintio v'ami. LIDIA. Se non avrò presto aita mi morrò disperata, cosí è immensa la mia passione! AMASIO. L'istessa sente quel mio amico per voi. LIDIA. Ditegli che pensi in altro. AMASIO. E Cintio dice che pensiate in altro.

Se per cosa, Signor, di basse tempre da voi largo pregio me n'acquisto, ecco, vi dono il cuor! abbiatel sempre! Non ho che io temi morte se perisce ogni sua forza, pur che sempre v'ami; e il sempre amarvi troppo m'aggradisce. «Iesus mel in ore, melos in aure, iubilus in corde». BERN.

Non fate così; sentite, voi siete molto bella, vedervi chi ha un cuore in petto, bisogna che v'ami; ebbene, io l'ho questo cuore, vi vidi e v'amai. Sareste voi tanto cattiva da respingere l'amor mio? Noi ci vedremo tutti i giorni, pensate alla felicit

CINTIA. Perché sète ingrato sopra tutti gl'ingrati e cieco sopra tutti i ciechi, anzi indegno che mai piú donna v'ami, ancorch'ella non vel dica chi sia, tutto il mondo parla per lei: ve lo dicono gli occhi suoi, il volto, la sua bocca e l'anima e il sangue dell'anima sua, la qual, trafitta dalle vostre ingiuriose parole piú assai che da un acutissimo coltello, vi manda il sangue fuori.

AMASIO. Statene sicura, perché il vostro travaglio non men tiene occupato il vostro animo che il mio. Ma io farò di modo che v'ami, se vi dovessi perder la vita.

LELIA. A me no, signore. FLAMMINIO. Perché? LELIA. Perché, s'io fusse in voi, vorrei ch'ella l'avesse di grazia ch'io la mirasse. Forse ch'a un par vostro, nobile, virtuoso, gentile, delle bellezze che sète, mancaranno dame? Fate a mio modo, padrone. Lasciatela e attacatevi a qualcun'altra che v'ami; ché ben ne trovarete, , e forse di cosí belle come ella.