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Aggiornato: 3 giugno 2025
40 Lungo il fiume Traiano egli cavalca su quel destrier ch'al mondo è senza pare, che tanto leggiermente e corre e valca, che ne l'arena l'orma non n'appare: l'erba non pur, non pur la nieve calca; coi piedi asciutti andar potria sul mare; e sì si stende al corso, e sì s'affretta, che passa e vento e folgore e saetta.
Quiv’ era storïata l’alta gloria del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; i’ dico di Traiano imperadore; e una vedovella li era al freno, di lagrime atteggiata e di dolore. Intorno a lui parea calcato e pieno di cavalieri, e l’aguglie ne l’oro sovr’ essi in vista al vento si movieno.
Quiv'era storiata l'alta gloria del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; i' dico di Traiano imperadore; e una vedovella li era al freno, di lagrime atteggiata e di dolore. Intorno a lui parea calcato e pieno di cavalieri, e l'aguglie ne l'oro sovr'essi in vista al vento si movieno.
Di Giovenale, solo da un suo verso, si sa che nacque in Aquino. Venne esiliato in Egitto o in Scozia? Dove morì? Nessuno lo sa. La sua lunga vita, ora rattristata, ora allietata dai regni di Claudio, di Nerone, di Galba, di Ottone, di Vitellio, di Vespasiano, di Tito, di Domiziano, di Nerva, di Traiano e di Adriano, fu spettatrice dei più grandi avvenimenti; vide sul trono del mondo una serie di demoni feroci, ed una di genî buoni; vide tempi in realt
Quiv’ era storïata l’alta gloria del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; i’ dico di Traiano imperadore; e una vedovella li era al freno, di lagrime atteggiata e di dolore. Intorno a lui parea calcato e pieno di cavalieri, e l’aguglie ne l’oro sovr’ essi in vista al vento si movieno.
E vinti i rimanenti tiranni in Gallia, Spagna e Britannia, ed abbandonata la Dacia e cosí ridotti i limiti di Traiano, ma restituiti tutt'intorno quelli d'Augusto, poté apparir vincitore, restauratore dell'imperio. Ed ucciso in breve il primo dai propri soldati, rimase solo il secondo. Ma ciò è impossibile nelle civiltá corrotte tutt'intiere.
Eppure, tra tante opposizioni e persecuzioni, e contro ad ogni ragione e probabilitá filosofica, politica e storica, contro ad ogni andamento consueto degli eventi umani, queste «stoltezze cristiane» s'erano sparse fin da' tempi di Traiano cosí, che Plinio si lagnava ne fosser deserti i templi de' numi patrii, e che al principio del terzo secolo se ne scorgon pieni il palazzo, Roma, le province, le legioni.
Traiano li perseguitò ancora più fieramente: e le asprezze che venivano loro usate dal governatore romano li esasperò talmente da farli ricorrere alle armi in parecchi punti dell’Impero.
Parola Del Giorno
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