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Intimorirti a tempo e incoraggirti a tempo, a me s'aspetta. Guai, se vien tolto a te il timor del tutto! Al mal oprar qual piú ti resta impulso; qual freno allora al ben oprar ti resta? TIGEL. Signor, deh, perché dianzi non giungevi? Udito avresti il singhiozzar di donna, che troppo t'ama. Aspra battaglia han mosso nel cor tenero e fido di Poppea dubbio, temenza, amore.

Ma non per tanto da temenza oppresso Lascia ogni Turco l'ardimento in bando, E stan da lunge, e fan vedere espresso Quanto d'Enrico è paventato il brando: Chè non venite a guerreggiar dappresso, Femmine d'Asia? egli dicea gridando. E pur bramoso di propinquo assalto, La nobil spada sollevava in alto.

L'avverso stuol, ch'ode l'orribil voce, E tanti intorno lui morti rimira, Ritien per la temenza il piè veloce, Solo da lunge disfogando l'ira. Votano le faretre; ognun feroce Sceglie acute quadrella, e l'arco tira che repente ad ogni stral nemico Segno diventa il valoroso Enrico.

Tanto allor di temenza accoglie in seno Di Licia il campo, e fuggir desira, Ch'ei turba d'ogn'intorno, onde non meno Il campo de' Cilici a fuggir tira. Vede il tumulto, odene i gridi Ebreno, E contra lor solo AMEDEO rimira; Però s'innaspra, e di mortal disdegno Con volto irato e con gridar fa segno.

Credi per certo che se dentro a l’alvo di questa fiamma stessi ben mille anni, non ti potrebbe far d’un capel calvo. E se tu forse credi ch’io t’inganni, fatti ver’ lei, e fatti far credenza con le tue mani al lembo d’i tuoi panni. Pon giù omai, pon giù ogne temenza; volgiti in qua e vieni: entra sicuro!». E io pur fermo e contra coscïenza.

Posso levare tranquillo il mio occhio sull'altrui volto senza temenza d'incontrar chi mi dica Tu hai deliberatamente mentito.

Signor, posto in oblìo l'antico onore, Langue il tuo campo da temenza oppresso; E di quello AMEDEO l'opprime orrore Per solo scampo a' Rodïan concesso; Ma non de' duci tuoi langue il valore: Dir

Ma le parole, e de' lor duci i volti, E del grande Ottoman gli alti sembianti, E cotanti stendardi a l'aura sciolti, E 'l suon de l'armi, e de le trombe i canti, Possono , ch'a la temenza tolti E fanti e cavalier spingonsi avanti, sul campo i Cristiani han tardo il piede, E gi

O Alberto tedesco ch'abbandoni costei ch'e` fatta indomita e selvaggia, e dovresti inforcar li suoi arcioni, giusto giudicio da le stelle caggia sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto, tal che 'l tuo successor temenza n'aggia! Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto, per cupidigia di costa` distretti, che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto.

Però che i vostri padri non avevano, quando chiamavano gli stranieri, coscienza di Patria comune: ma li chiamavano a sostenere cupidigie di dominazioni e disegni torbidi di tirannide sui vicini. Voi millantate intelletto ed amore di Patria, e chiamate, per codarda sfiducia e temenza di sacrifici, gli uomini dell'altre terre a edificarvela.