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Aggiornato: 22 giugno 2025
Io son Beatrice che ti faccio andare Vegnio del luogo ove tornar desìo Amor mi mosse che mi fa parlare ¶ Per conforto della detta temenza qui per Virgilio la cagion che lui mosse si conta, di Beatrice dicendo la qual per tutto questo libro la divina scrittura s'intende, si come perfetta e beata.
giusto giudicio da le stelle caggia sovra ’l tuo sangue, e sia novo e aperto, tal che ’l tuo successor temenza n’aggia! Ch’avete tu e ’l tuo padre sofferto, per cupidigia di cost
La cui allegoria in cotal modo permane, che male al padre e al figliuolo avegna, quando ogni voglia del figliuolo si consenta, e così la temenza del presente testo figurando si conta. Nè quando Icaro misero le reni Sentì spennar per la scaldata cera, Gridando il padre a lui: mala via tieni
E, guardando, io rividi sul collo il piccolo segno fosco da cui tante volte in altri tempi era partita la favilla della tentazione. Allora, non potendo più reggere, con un misto di temenza e di ardire, levai la mano per ravviare quella ciocca; e le mie dita tremanti di su i capelli sfiorarono l'orecchio, il collo, ma a pena a pena, con la più tenue delle carezze.
¶ Ancora simigliantemente, per assempro della detta temenza, qui d'alcuno altro di Puglia, nominato Icaro, figliuolo di Dedalo a ricordamento si toglie, il quale essendo col padre nell'isola di Creta apposta del buon re Minos e non possendosi partire, essendo dal detto re col detto Dedalo per sua eccellenza d'ingegno costretto, sanza arbitrio di partirsi da lui, cioè dell'isola, così eran tenuti.
«Giusto giudicio dalle stelle caggia Sopra il tuo sangue, e fie nuovo et aperto Talchè il tuo successor temenza ne aggia.» Dante
Procedeva la coppia timida e silenziosa in mezzo a questa licenza, e parea che ognuno rispettasse il loro dolore, parea che innanzi al soave viso della mesta giovane, dipinta da temenza e da verginale verecondia, si spontasse ogni audace desìo, e che la canizie del padre addolorato inducesse compassione e rispetto.
Il connestabile diede l'ordine; ma come, assalendola, ne ebbero fatto cascare lo zendado, ed apparvero quella bellissima fronte maestosa, quegli occhi avvivati dall'amore, dalla temenza, quelle bianchissime carni impallidite, quell'aspetto, su cui con tanta eloquenza si dipingevano e l'accoramento e la generosit
O Alberto tedesco ch’abbandoni costei ch’è fatta indomita e selvaggia, e dovresti inforcar li suoi arcioni, giusto giudicio da le stelle caggia sovra ’l tuo sangue, e sia novo e aperto, tal che ’l tuo successor temenza n’aggia! Ch’avete tu e ’l tuo padre sofferto, per cupidigia di cost
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