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Aggiornato: 7 giugno 2025
La Regina Elena e Yole non risposero, che quella col prendere il liuto, questa con ripetere sotto voce le note della canzone: quando si furono accordate, Yole cominciò così: «O disiose vergini in mesto suon di pianto Eco mi fate, e tacite Deh! mi posate a canto; S'inalza omai la flebile Ballata del dolor. Vivea ne' dì che furono Lutalto, un cavaliero; Caso, o vaghezza, il trassero Un giorno a un monistero, Dove ascoltava un cantico, Che gli scendea sul cor. Leva la fronte: il supplice Contempla la giulía, Di raggio eterno florida, Sembianza di Lucia, Che si confuse ai teneri Sensi del primo amor. Nè più ei la mira: assiduo Poichè cercolla invano, Morto di speme l'alito, L
Mio dio serpente, salvami, ed io offrirò in tuo onore dieci bambini appena nati e scannerò dieci vergini, che non hanno ancora conosciuto lo sposo! esclama, mentre il suo occhio guarda supplice un piccolo serpente, arrotolato al suo braccio sinistro; il suo odio, l'onnipotente, il patrono della sua tribù, che la rese sempre grande, la conservò potente, le concesse sempre grandi trionfi e l'aveva abbandonata soltanto due giorni innanzi: un dio sanguinario, che chiedeva molte vittime, bambini innocenti e vergini pure.
Vïola che triste mi affascini Col supplice sguardo ch’io so, In te vive un brano dell’anima Di chi nel lontano passato mi amò!... Cala qual nembo sul mio cor di vergine L’ora sacrata de la passïone: È notte e ne la tenebra Cova un incanto di perdizione: È notte e tu non sai, Tu che dormi da me così lontano, Ch’io, bianca in volto e con le mani in croce, Chiedo il tuo bacio in vano.
Parola Del Giorno
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