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Aggiornato: 12 maggio 2025


Questa non è luce, ma la lava di un vulcano che straripa in cielo. Abbiamo sotto i piedi della bragia. Più di sessanta gradi! Mi ricordo di essere passato di qui molti anni fa. ! Questo è il famoso cimitero delle carovane. Quei roccioni abbaglianti hanno un nome tragico: gli Specchi della morte! L'avvallamento non conduce a nulla. Il vento che lo scava e lo livella illude le carovane.

Dan-dan di campana lontana che turbi la pallida Notte, che rompi la calma del sonno con grida d’angoscia, con rotte parole, che piangi, che incalzi ne l’ombra, portato da i venti, e piombi e ripiombi su i cuori, che al buio trasalgono, intenti: qual fiume strarìpa?... qual dramma si svolge di sangue fraterno?... qual fiamma divora le case, divora le vite, ed avventa ne i cieli da l’arse ruine con folle superbia le spire crudeli?...

Ma , tardi consigli, come sono su per giù tutti i consigli dell'esperienza! Il male è fatto: il tuo monaco ha riletto dianzi quel diabolico canto V dell'Inferno, donde scoppia tanta passione umana, e dilaga e straripa. Quei due maravigliosi dannati raccontano anche così bene! Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura e scolorocci il viso: Ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Si va a vedere, seguendo le nostre salmerie. Il luogo è adatto e grazioso; una selvetta che par pettinata mezz'ora prima dalla madre natura, tutta a masse ben distribuite, tutta viali, sentieri, redole, andirivieni, che paion tracciati a disegno. Fatti un cento di passi, ecco una bella radura, con una fontana nel fondo, certamente più alta di tutte quelle che danno origine al fiume. Sgorga l'acqua da un fiorellino, tra ciuffi di felci e capelveneri; zampilla, gorgoglia, sussurra per un po' di cammino fra i sassi, andando a far lago in una buca di forse due metri, che s'è scavata nella zolla del prato; donde poi straripa e scivola a valle, immollando per un buon tratto il terreno. Acqua limpida e fredda, dove la signorina Wilson è gi

Intanto imbrunisce. Il Corso s'è illuminato come per incanto. Il Corso, illuminato, ha veramente un aspetto fantastico. Candellieri, doppieri, lumi d'ogni forma e d'ogni grandezza risplendono sulle ringhiere dei terrazzini e sui davanzali delle finestre. A percorrere la strada in carrozza non si vede più terra, è tutto un fiume, a cui la strada non basta, e che straripa nei caffè, nelle piazze, nelle botteghe, negli atrii, nei vicoli. Questa immensa folla è rischiarata da migliaia di fiaccole. Drappelli di signore a due a due passano tenendo in mano dei cerini accesi, che rischiarano il loro petto coperto di coccarde, di sciarpe, di nastri tricolori. Sopra questo fiume di gente nuotano, sbattuti di qua e di l

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