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Essa guardava con terrore que' magistrati, temendo che la sottoponessero alla tortura di un interrogatorio minuto: ma sempre padrona di , anche ne' più spinosi frangenti, si volse con un'occhiata molto significativa all'avvocato della famiglia Squirace, costituitasi parte civile.

E poi... ammazzò un signore.... il conte di Squirace, che si dicea dovesse sposare la principessa, gettandolo da un ponte altissimo, il ponte che avrete veduto, passeggiando pel parco, nel mare.... Ma voi lo credete un assassino?... Se lo credo!... esclamò Emilio, battendo una mano contro l'altra.

.... l'ho veduto! rispose audacemente Enrica. Roberto teneva il volto nascosto fra le mani; il suo cuore si spezzava negli sforzi ch'egli faceva per contenersi. Il conte Guicciardi non potè tacere più a lungo e mormorò al presidente: Nella deposizione scritta manca una parte essenzialissima: la narrazione ragguagliata del modo con cui è avvenuto l'assassinio del conte di Squirace!

La signora duchessa, tornò a dire il presidente, conferma, dunque, la sua deposizione scritta? , rispose nettamente questa volta Enrica che vedeva necessario l'uscir presto da tali angustie, e voleva profittare dell'aiuto portole destramente. Ha ella veduto il nominato Roberto Jannacone gettare dal ponticello, detto dell'Inferno, nel parco di Mondrone, il conte di Squirace?

No, villano!... Io rimarrò qui per tutelare la purezza, l'onore, la vita della duchessa: per ricondurla a suo padre e salvarla dalle mani di un assassino.... Signor conte, ribattè Roberto, pestando un piede, non abusate della mia pazienza! Essa non è molto grande! Venite con me, signorina, aggiunse il conte di Squirace, porgendo il braccio ad Enrica, che subito vi si appoggiò.

Chiuso il processo, i giudici si erano stretti in Camera di Consiglio per deliberare sulla sentenza. E la discussione riuscì assai vivace. , fra' suoi colleghi, il conte Guicciardi volle parlare aperto. Non sosteneva l'assoluta innocenza di Roberto, ma quante lacune disse in questo processo!... Ammettiamo pure, osservava, il giovane marinaio sia stato provocato dal conte di Squirace.

Enrica avea preparato un tranello, degno del suo animo raffinatamente perverso, e ora trepidava un poco sulla riuscita di esso. Ella avea detto, con diabolica perfidia, al suo corteggiatore, il conte di Squirace, che, a una cert'ora, ella sarebbe stata presso il ponte che traversava il precipizio. Oh! avea esclamato il bellimbusto, e avea fatto intendere che ve l'avrebbe presto raggiunta.

C'erano fra gli altri il conte di Squirace, il marchese di Trapani, e parlavano in quel punto con l'avvocato del duca, fra i più reputati di Napoli, Maurizio Cotella. Marchese, diceva il conte di Squirace, siete molto inquieto....

Si rialzarono, si riazzuffarono: Roberto era ubriaco di rabbia: tutti e due inveleniti dall'odio; a poco a poco si accostarono al ponte: a un urto di Roberto il conte di Squirace cadeva nell'immenso precipizio, gettando un grido straziante: all'assassino! che risuonò in tutto il parco. Enrica era scomparsa.

Gli era sembrato a un tratto che lottava col conte di Squirace e che le sue mani erano lorde di sangue. Enrica vedea ben avviati i suoi disegni: voleva spingere quella scena più oltre, inasprire il conflitto; e con arte infernale, soggiunse: No, signor conte, voi non direte nulla a mio padre... ve ne supplico... morirei di dolore e di vergogna....