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Aggiornato: 9 giugno 2025
Da tetti e da finestre e più d'appresso sopra gli piove un nembo d'arme e spesso. 16 Dei cavallieri e de la fanteria tanta è la calca, ch'a pena vi cape. La turba che vi vien per ogni via, v'abbonda ad or ad or spessa come ape; che quando, disarmata e nuda, sia più facile a tagliar che torsi o rape, non la potria, legata a monte a monte, in venti giorni spenger Rodomonte.
Purgatorio: Canto XXVIII Vago gia` di cercar dentro e dintorno la divina foresta spessa e viva, ch'a li occhi temperava il novo giorno, sanza piu` aspettar, lasciai la riva, prendendo la campagna lento lento su per lo suol che d'ogne parte auliva. Un'aura dolce, sanza mutamento avere in se', mi feria per la fronte non di piu` colpo che soave vento;
No; riposo un poco, e poi ritorno. Emilia traversò la strada, scelse un rialzo coperto di spessa erba, verso il mare, e sedette. Cesare restò in piedi, contemplandola. «Com'è bella!» pensò fanciullescamente.
Lo spazzo era una rena arida e spessa, non d'altra foggia fatta che colei che fu da' pie` di Caton gia` soppressa. O vendetta di Dio, quanto tu dei esser temuta da ciascun che legge cio` che fu manifesto a li occhi miei! D'anime nude vidi molte gregge che piangean tutte assai miseramente, e parea posta lor diversa legge.
La gente comincia a farsi spessa; e mentre l'Inglese col libretto alla mano sillaba i versi alla meglio, ecco quattro donne ci sovrastano colle immani crinoline e domandano di scendere nella prima fila.... Mammina! qui vi sono due posti, grida una fanciulletta di circa dodici anni se quel signore volesse ritirare le sue pertiche dall'altra parte....
tal, non per foco, ma per divin'arte, bollia la` giuso una pegola spessa, che 'nviscava la ripa d'ogne parte. I' vedea lei, ma non vedea in essa mai che le bolle che 'l bollor levava, e gonfiar tutta, e riseder compressa. Mentr'io la` giu` fisamente mirava, lo duca mio, dicendo <<Guarda, guarda!>>, mi trasse a se' del loco dov'io stava.
Tal era io in quella turba spessa, volgendo a loro, e qua e l
Non scese mai con sì veloce moto foco di spessa nube, quando piove da quel confine che più va remoto, com’ io vidi calar l’uccel di Giove per l’alber giù, rompendo de la scorza, non che d’i fiori e de le foglie nove; e ferì ’l carro di tutta sua forza; ond’ el piegò come nave in fortuna, vinta da l’onda, or da poggia, or da orza.
A ben manifestar le cose nove, dico che arrivammo ad una landa che dal suo letto ogne pianta rimove. La dolorosa selva l’è ghirlanda intorno, come ’l fosso tristo ad essa; quivi fermammo i passi a randa a randa. Lo spazzo era una rena arida e spessa, non d’altra foggia fatta che colei che fu da’ piè di Caton gi
el non s'arresta, e questo e quello intende; a cui porge la man, piu` non fa pressa; e cosi` da la calca si difende. Tal era io in quella turba spessa, volgendo a loro, e qua e la`, la faccia, e promettendo mi sciogliea da essa. Quiv'era l'Aretin che da le braccia fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte, e l'altro ch'annego` correndo in caccia.
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