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Aggiornato: 26 giugno 2025


Tre anni dopo, sotto la lettera V del Nuovo Dizionario siciliano di V. Mortillaro si leggeva per la prima volta la voce vastasata con questa spiegazione: «rappresentazione teatrale, che espone fatti popolari e ridicoli in lingua nazionale, sovente aggiungendo nel momento ciò che credono i recitanti a proposito, senza stare rigorosamente ai detti del suggeritore».

C'è in queste parole un profondo accento di tristezza che proviene dalla vista del radicale mutamento avvenuto nel contadino siciliano in questi ultimi anni. È un'impressione non giusta, ma inevitabile. Tre anni addietro ne fui vinto anche io, ritornato in Sicilia, dopo un lungo periodo di assenza, da cui mi venivano resi più evidenti i contrasti tra il presente e il passato¹. Ma un appunto da me fatto al suo lavoro sapr

Andrea ne soffriva profondamente, e per una antipatia impulsiva ed invincibile tutto il disdegno provato per quella gente frivola, inetta, malvagia, si era concentrato verso uno solo: il cavaliere di Sammartino, un siciliano spavaldo, provocatore, la cui splendida esistenza era un enimma per tutti. In verit

Da schietto siciliano, pieno di fuoco, parlava delle cose più insignificanti collo stile e coll'accento d'un predicatore ispirato. Profondeva gli aggettivi terribile immenso divino ad ogni proposito. Il suo gesto più riposato era di agitare le mani al di sopra della testa.

⁹⁸ Palermo, Per De Luca. Il domani di Natale ebbe luogo la prima rappresentazione, alla quale altre ne seguirono negli anni dipoi quando Ferdinando II di Borbone, venuto a Palermo, ne intese parlare come di spettacolo tutto siciliano, che aveva pieno riscontro con quello di S. Carlino.

Di vero non c'è che il nome del Comune in cui venne manipolato. Ma eccone la storia, che rappresenta un breve intermezzo comico-erotico, in questo dramma siciliano dai tragici episodî, che in un paese di uomini liberi avrebbe abbattuto il ministro.

Parto da un concetto della poesia dialettale che mi sembra giusto tuttavia, nonostante quel che il signor Pipitone-Federico ha diffusamente scritto in difesa del Meli. E il giudizio del Finzi, che il critico riporta e che io ignoravo, mi pare il più esatto che si sia dato intorno al poeta siciliano finora. Dirò subito la ragione.

In questo carcere, nello spirare del settecento, se la tradizione non falla, avrebbe avuto origine altro motto, erroneamente riportato all’epoca del Vespro siciliano.

¹³⁶ Provviste del Senato, a. 1785-86, p. 372. Ed è notevole anche questo: che come nel sovrano dispaccio pel monumento era Segretario di Stato e di Casa Reale un siciliano, il Marchese della Sambuca, sceso indi a non molto dall’alto seggio in cui avea dominato potente¹³⁷, così nell’altra contro gl’innocui medaglioni era Ministro (di Giustizia e di Affari ecclesiastici) altro siciliano, Marchese anche lui, ma non del valore del primo, il De Marco, vanit

Santa è nelle mani di Giuditta la spada che troncò la vita ad Oloferne; santo il pugnale che Armodio incoronava di rose; santo il pugnale di Bruto; santo lo stile del siciliano che iniziò i vespri; santo il dardo di Tell.

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