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Aggiornato: 24 giugno 2025


³⁸² Iulian., 421, 19. ³⁸³ Idem, 423, 10 sg. Si vede che Giuliano sentiva una profonda antipatia per lo zio e cercava di diminuirne la fama. Quest’antipatia ha la sua naturale origine dalla posizione che Costantino aveva fatto al Cristianesimo.

³⁵⁴ Liban., 564, 15 sg. ³⁵⁵ Liban., 508, 10. Era poi particolarmente dedito alla scienza augurale, e vi era tanto versato che gli auguri, narra Libanio, lui presente, dovevano rigorosamente dire la verit

Ma vi era, in Giuliano, scrittore, una grazia che resiste e rivive in mezzo a tutti gli artifizi di stile. Vediamo, per esempio, questi bigliettini ch’egli scriveva a Libanio, un maestro da lui venerato non meno di Giamblico e di Massimo. Libanio gli aveva promesso di mandargli un suo discorso. Ma il discorso non giungeva, e Giuliano gli scrive⁴⁰⁶: ⁴⁰⁶ Iulian., 482, 21 sg.

⁴³⁰ Amm. Marc., I., 240. ⁴³¹ Iulian., 159, 1. ⁴³² Zosimo, 150, 1. sg. ⁴³³ Pag. 76.

¹⁰³ Amm. Marcell., I, 233, 12 sg. Non si può negare che, in quel momento, la ragione di Stato fosse prevalente, nell’animo di Giuliano, sulla voce della coscienza. E non c’è dubbio che, dal punto di vista religioso, quell’azione sia stata riprovevole. Giuliano non era solo un politico, era un filosofo, un pensatore.

³⁵ Iulian., 351, 18 sg. ³⁶ Amm. Marcell., Vol. Era naturale che Costanzo, avendo ucciso Gallo, non volesse lasciar libero Giuliano, e ne temesse le possibili vendette. Infatti, lo chiamava a Milano e lo teneva sette mesi sotto rigorosa custodia, e non sarebbe, certo, sfuggito alla morte, sebbene da gran tempo non avesse avuto relazioni col fratello, se, come egli ci dice «qualche dio, volendo salvarlo, non gli avesse procurata la benevolenza della bella e gentile Eusebia»³⁷. L’intervento di Eusebia, la moglie dell’imperatore, d

⁸⁰ Amm. Marcell., I, 201, 15 sg. ⁸¹ Amm. Marcell., I, 203, 15 sg. ⁸² Idem, I, 204, 4 sg.

³⁹⁷ Iulian., 313, 1 sg. Giuliano, citando un detto di Platone, insiste sulla difficolt

Giuliano rammenta alcuni fatti di amministrazione e di elezioni, in cui si è palesato il suo buon volere, ma che furono presi in mala parte dagli Antiochesi. Poi continua³³⁸: ³³⁸ Iulian., 476, 1 sg.

CHIALA L., Alfonso Lamarmora, commemorazione, Firenze, Barbèra, 1879, p.24 e sg.

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