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Aggiornato: 16 giugno 2025
Omai si scende per si` fatte scale: monta dinanzi, ch'i' voglio esser mezzo, si` che la coda non possa far male>>. Qual e` colui che si` presso ha 'l riprezzo de la quartana, c'ha gia` l'unghie smorte, e triema tutto pur guardando 'l rezzo, tal divenn'io a le parole porte; ma vergogna mi fe' le sue minacce, che innanzi a buon segnor fa servo forte.
E come noi lo mal ch'avem sofferto perdoniamo a ciascuno, e tu perdona benigno, e non guardar lo nostro merto. Nostra virtu` che di legger s'adona, non spermentar con l'antico avversaro, ma libera da lui che si` la sprona. Quest'ultima preghiera, segnor caro, gia` non si fa per noi, che' non bisogna, ma per color che dietro a noi restaro>>.
«O dolce segnor mio», diss’ io, «adocchia colui che mostra sé più negligente che se pigrizia fosse sua serocchia». Allor si volse a noi e puose mente, movendo ’l viso pur su per la coscia, e disse: «Or va tu sù, che se’ valente!». Conobbi allor chi era, e quella angoscia che m’avacciava un poco ancor la lena, non m’impedì l’andare a lui; e poscia
Poi cominciai: «Non dispetto, ma doglia la vostra condizion dentro mi fisse, tanta che tardi tutta si dispoglia, tosto che questo mio segnor mi disse parole per le quali i’ mi pensai che qual voi siete, tal gente venisse. Di vostra terra sono, e sempre mai l’ovra di voi e li onorati nomi con affezion ritrassi e ascoltai.
Mia madre a servo d'un segnor mi puose, che m'avea generato d'un ribaldo, distruggitor di se' e di sue cose. Poi fui famiglia del buon re Tebaldo: quivi mi misi a far baratteria; di ch'io rendo ragione in questo caldo>>. E Ciriatto, a cui di bocca uscia d'ogne parte una sanna come a porco, li fe' sentir come l'una sdruscia.
Pero` che ciascun meco si convene nel nome che sono` la voce sola, fannomi onore, e di cio` fanno bene>>. Cosi` vid'i' adunar la bella scola di quel segnor de l'altissimo canto che sovra li altri com'aquila vola. Da ch'ebber ragionato insieme alquanto, volsersi a me con salutevol cenno, e 'l mio maestro sorrise di tanto;
ma dice nel pensier, fin che si mostra: 'Segnor mio Iesu` Cristo, Dio verace, or fu si` fatta la sembianza vostra?; tal era io mirando la vivace carita` di colui che 'n questo mondo, contemplando, gusto` di quella pace. <<Figliuol di grazia, quest'esser giocondo>>, comincio` elli, <<non ti sara` noto, tenendo li occhi pur qua giu` al fondo;
non mi lasciar>>, diss'io, <<cosi` disfatto; e se 'l passar piu` oltre ci e` negato, ritroviam l'orme nostre insieme ratto>>. E quel segnor che li` m'avea menato, mi disse: <<Non temer; che' 'l nostro passo non ci puo` torre alcun: da tal n'e` dato. Ma qui m'attendi, e lo spirito lasso conforta e ciba di speranza buona, ch'i' non ti lascero` nel mondo basso>>.
Ben si poria con lei tornare in giuso e passeggiar la costa intorno errando, mentre che l’orizzonte il dì tien chiuso». Allora il mio segnor, quasi ammirando, «Menane», disse, «dunque l
non mi lasciar», diss’ io, «così disfatto; e se ’l passar più oltre ci è negato, ritroviam l’orme nostre insieme ratto». E quel segnor che lì m’avea menato, mi disse: «Non temer; ché ’l nostro passo non ci può tòrre alcun: da tal n’è dato. Ma qui m’attendi, e lo spirito lasso conforta e ciba di speranza buona, ch’i’ non ti lascerò nel mondo basso».
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