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Aggiornato: 29 maggio 2025
Il pensiero comunicato da me ai migliori tra gli esuli delle due nazioni, fu accolto con entusiasmo. Si fondarono comitati: si lavorò all'ordinamento pratico militare dei diversi nuclei che dovevano essere chiamati all'azione. M'ajutavano in questo lavoro alcuni militari, tra i quali era primo Carlo Bianco che s'era con Gentilini, Scovazzi e altri collocato in Nyon. Intorno a me, nell'albergo della Navigazione, ai Pâquis, s'erano raccolti Giovanni e Agostino Ruffini di Genova, Giambattista Ruffini di Modena, oggi Maggiore, Celeste Menotti, Nicola Fabrizi, Angelo Usilio, Giuseppe Lamberti, Gustavo Modena, Paolo Pallia e altri parecchi. L'albergo era tutto nostro e fatto inaccessibile alla vigilanza delle polizie. Giacomo Ciani lavorava operoso a conquistare al disegno i facoltosi lombardi, sparsi qua e l
Condannati a morte, ma fuggiti in tempo, furono l'avvocato Scovazzi; Ardoino, luogotenente nella brigata Pinerolo; Vacarezza, sottotenente nella stessa brigata; i sergenti Vernetta, Enrici, Giordano, Crina; il chirurgo Scotti; Gentilini, proprietario; il marchese Carlo Cattaneo; Giovanni Ruffini; l'avvocato Berghini; l'ufficiale divisionario Barberis; il marchese Rovereto ed altri. Io pure allora fui condannato nel capo. Thappaz, luogotenente nel regio corpo degli ingegneri, fu condannato a venti anni di prigionia; il generale fuori di servizio Giuseppe Guillet a dieci; il medico Orsini a venti; Noli, mercante, e Moja, a prigione perpetua; Lupo, gioielliere, a venti anni; altri molti a cinque, a tre, a due; parecchi ufficiali imprigionati ad arbitrio; Spinola, Durazzo, Cambiaso e altri del patriziato furono, come puniti abbastanza dal carcere sofferto, restituiti alla libert
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