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Aggiornato: 21 maggio 2025


PEDANTE. Egli ti starebbe molto bene ch'egli ti desse cinquanta bastonate per insegnarti, quando e' va fuore, a fargli compagnia e non t'imbriacasse e poi dormire, come hai fatto, e lasciarlo andar solo. STRAGUALCIA. E voi doveria far caricar di scope, di solfo, di pece, di polvere e darvi fuoco per insegnarvi a non esser quel che voi sète. PEDANTE. Imbriaco! imbriaco!

Ricordo soltanto questo: il guattero entrò con due secchi di legno e cominciò a versar abbondantemente l'acqua sul pavimento; poi con due scope padrone e guattero cominciarono a lavare il suolo di tutta la porcheria. Peggio che i beccai! diceva il guattero spaventato. Taci, asino! borbottò l'oste porta della crusca.

Fortuna se si era in molti, allora qualche cosa da mangiare e da bere si trovava; in pochi, anche le donne vi correvan sopra colle scope!

I pavimenti solcati, le pareti bucherate e sparse di chiodi, i soffitti facevano ventre da per tutto; i ragni s'erano impadroniti degli angoli, e le scope erano state bandite con sentenza inesorabile.

MORFEO. E tu bersaglio di staffili. PANURGO. Chi ti mirasse nel collo e ne' piedi, penso che ci troverebbe un callo delle collane e di cerchietti che ci hai portati. MORFEO. Chi ti vedesse le spalle, le troverebbe di piú colori che i tapeti che vengono di Soria. PANURGO. O forche, o scale, o capestri, che fate? MORFEO. O berline, o scope, o asini, dove sète?

Infatti mentre cresce dovunque la spavalderia gesticolante del sole scopando via con le sue lunghe scope d'acciaio e d'oro flessibilissime le immani matasse di fumi, nebbie, fragori, rumori, io constato che fra questi combattenti dagli aloni azzurri vi sono pochi morti, molti feriti, ma questi raggianti e sicuri d'una prossima più forte salute domani. Tre ore dopo rientravo al Gruppo.

Quella isoletta riassume tutta la grazia vana e passatista di Vienna. Il mio spirito, affondando nelle allucinazioni fra le due colate di corpi e puzzi avvelenanti, teme la pazzia. Dove sono i Venti italiani e le loro furenti scope salutari? Un dolce fiato inodoro mi risponde. Sento che un Vento italiano si è insinuato nella valle.

Vedevo un centinaio di Veroniche, un centinaio di marchese, un centinaio di marchesi che ballavano la sarabanda, un'insalata di Nanole, una frittata di principali, e poi una folla di fantasmi neri che sembravano uscieri o mignatte, e pignattini colmi di marenghi, e sfingi alate che andavano a passeggio coll'ombrello sotto il braccio, e gentiluomini tutti coperti d'oro, e scope, e amorini, e pantofole ricamate, e lumini da notte, e chitarre che piangevano, e perfino una resta di cipolle che, senza dir nulla si trasformava in tanti abatini bigi, colla testa di malachite e le fibbie d'argento.

Valgono i bovi, valgono Le scope ed i pitali.... Tu solo, in tal dovizia, Gabrio, tu nulla vali. Se a piè mi incontri, o Gabrio, Meco a parlar ti fermi, Se al corso in cocchio transiti, Fingi di non vedermi. Io, più cortese e amabile. Dalla pedestre folla Ti grido ognor con enfasi: «Addio, superba chiolla!

DIC. Non tutta via; perchè sono state trovate qualche volta sopra una trave, oppresse da grave sonno, che non hanno mai sentite le percosse, ed alcuna volta a cavallo a certe granate di scopa, appiccatevi così forte, che ancor che le dormissero non ne le hanno mai possute spiccare; dalle quali scope pensano d'essere portate.

Parola Del Giorno

all'albino

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