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E lo stecchito sovrano, sollevantesi di mezzo all’acqua della vasca che lo attornia, rimaneva impassibile a tutte le berline alle quali lo esponevano i suoi presunti capricciosi sudditi, senza uno scatto di risentimento per le scenate che gli si facevano rappresentare. Se dopo i tumulti contro il Vicerè Fogliani (Sett. 1773) appariva in giamberga, parrucca, nicchio e spada al fianco, egli riaffermava la sua sovranit

MORFEO. E tu bersaglio di staffili. PANURGO. Chi ti mirasse nel collo e ne' piedi, penso che ci troverebbe un callo delle collane e di cerchietti che ci hai portati. MORFEO. Chi ti vedesse le spalle, le troverebbe di piú colori che i tapeti che vengono di Soria. PANURGO. O forche, o scale, o capestri, che fate? MORFEO. O berline, o scope, o asini, dove sète?

I boia colle loro divise gli stanno ai fianchi, toccando ogni quarto d’ora la tromba, finchè, durato per tre ore in tale vergogna, viene ricondotto alle regie carceri... Il concorso del popolo è così straordinario che la folla ferma il passo. Ciò accadeva il 22 luglio 1784. Le berline si moltiplicavano all’infinito e con forme che tutti conoscevano ed alle quali tutti erano abituati.

GRAMIGNA. Se ben tutto il popolo fosse birri, bargelli, manigoldi, e tutta la cittá prigioni, galee, berline e forche, lo faremo star a segno; e doppo la nostra partita vi resterá un seminario de' pari nostri. ALBUMAZAR. Non aspettava altra risposta da' vostri animi generosi, ché giá vi veggo scolpiti nelle fronti i trofei e trionfi; restarò defraudato delle gran speranze di voi.