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Aggiornato: 11 maggio 2025


¹⁸⁷ L. Sampolo, La Casa d’Istruzione e d’Emenda di Palermo, ediz., p. 21. Palermo, 1892.

L’innamorato non era il cavalier servente. Quello era un infelice che trascinava la catena d’una passione ardente; questo, felice, perchè alieno da gelosie, sospetti, guai: distinzione fondamentale, fatta da un testimonio del cicisbeismo. Una cicalata di Fr. Sampolo è la più sottile psicologia del Cavaler serventi. Non conosciamo in proposito studio intimo più fine, come della voce cicisbeo non conosciamo etimologia più sicura di quella data da un vocabolarista siciliano d’allora⁴¹⁴. Solo il cavalier servente, secondo il Sampolo, gustava i più deliziosi piaceri, veri o fittizî che fossero. Preferibile l’amore senza amaro, com’era il suo. La dama ed il cavaliere godevano d’una felicit

Il giovane Sampolo, in un discorso, s’intende, tutto dialettale, avea recitato le lodi della lingua siciliana; ed il Meli, entusiasta, recitava: Viva la nostra lingua, Iddiu la guardi! Am

Potrebbe osservarsi che non varrebbe la pena di perdere il sonno per passatempi di siffatto genere; ma chi la pensa così, aggiunge Sampolo, non capisce che l’uomo e la donna sono come la secchia e la fune, e che fuoco novello spegne vecchio fuoco. Un sorriso asciuga una lacrima, una giovane ringiovanisce un vecchio, e l’amore, a chi chiude, a chi apre un paradiso; i balli son fatti per legare le anime; e amore tesse i fili d’argento della tela della felicit

Gueli ed Alcozer, Scimonelli e Francesco Sampolo, La Manna e Calì, Catinella e Mondino furono i campioni della nuova Societ

Le vecchie insegne dottorali rivennero dal Governo autorizzate: fu permesso l’anello e l’uso della cintura sopra gli abiti civili ed il fiocco al cappello; la toga ed il fiocco color cremisi per la Teologia: color verde per la Filosofia⁴²⁶. ⁴²⁶ L. Sampolo, La R. Accademia degli Studi di Palermo, cap. VI e segg. Palermo, 1888.

³⁵⁷ Ogni cuore vien preso all’improvviso. F. Sampolo, Parte quarta. Lu Cavaler serventi, Cicalata, ottave 46 e 49. Ms. inedito, messo a nostra disposizione dal venerando prof. Luigi Sampolo, figlio del valoroso poeta. Con questi ardori è facile immaginare quel che dovesse avvenire tra le teste calde dei giovani.

Strangolati, ai loro corpi venivano spiccate mani e teste e appese all’arco della porta, ove rimanevano ingabbiate fin dopo la rivoluzione del 1848; e le membra squartate, a Sampolo, ai Colli, a Porta di ferro sotto Bagheria, alle Torri di Termini, terrore dei passeggieri.

Ma il ballo non era un semplice esercizio fisico e di educazione, come quello che s’insegnava alle nobili donzelle del R. Educandato Carolino ed ai nobili giovinetti del R. Convitto S. Ferdinando; poteva, in vero, dirsi uno svago da cenobiti. Francesco Sampolo, che ballò la parte sua, perchè anche lui fu giovane, e della societ

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