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Aggiornato: 25 giugno 2025
FESSENIO. Santilla nostra? FANNIO. Piano. Essa è. Io son Fannio. FESSENIO. Oh Fannio mio! FANNIO. Non far qui dimostrazion, per buon rispetto. Fermo e cheto! SAMIA, FESSENIO, LIDIO femina, FANNIO. SAMIA. Oimè! uh! uh! uh! trista me! Oh povera padrona mia, che, in un tratto, svergognata e ruinata sei! FESSENIO. Ch'hai tu, Samia? SAMIA. Oh sventurata Fulvia! FESSENIO. Che cosa è questa?
SAMIA. Domandane il cor tuo. LIDIO femina. Non posso. SAMIA. Perché? LIDIO femina. O non sai che 'l cor mio è con lei? SAMIA. Tanto faccia Iddio sani delle reni voi altri amatori quanto voi dite mai il vero. Dianzi non poteva costui sentire ricordarla; e or mi vuol far credere che altro bene non ha che lei. Come se io non sapessi che tu non l'ami e non vuoi venire dove la sia! LIDIO femina.
Qual Fulvia dite voi? LIDIO maschio. La moglie di Calandro. LIDIO femina. La padrona tua. SAMIA. Tutt'una! Certo, o io sono impazzata o costoro hanno il demonio adosso. Ma aspettate. Or la rinvengo. Ditemi: con che abito andaste da lei? LIDIO maschio. Da donna. LIDIO femina. Da fanciulla. SAMIA. Oh cosa ridicula e dispettosa! Ma oh! oh! a questo la ritruovo.
Non è alcuno sí simile a se stesso né la neve alla neve né l'uovo a l'uovo come è l'uno all'altro di costoro: tal che non so discernere chi di voi Lidio si sia; perché tu Lidio mi pari e tu Lidio pari, tu Lidio sei e tu Lidio sei. Ma io or ben la ritroverrò. Ditemi: è alcuno di voi innamorato? LIDIO maschio. Sí. LIDIO femina. Sí. SAMIA. Chi? LIDIO maschio. Io. LIDIO femina. Io.
Guarda lo gentile innamorato! Bel caso! Ah! ah! ah! D'un medesimo amante son morti la moglie e il marito. Oh! oh! oh! Vedi Samia serva di Fulvia che esce di casa. Alterata parmi; trama c'è. Ed essa sa il tutto. Da lei saperrò quel che in casa si fa. FESSENIO servo, SAMIA serva. FESSENIO. Samia! o Samia! Aspetta, Samia. SAMIA. Oh! oh! Fessenio! FESSENIO. Che si fa in casa?
SAMIA. Entra presto, Ruffo, e va' da Fulvia lá in quella camera terrena; perché, su di sopra, è Calandro pecora. SAMIA serva, FESSENIO servo. SAMIA. Ove vai, Fessenio? FESSENIO. Alla padrona. SAMIA. Non puoi ora parlarli. FESSENIO. Perché? SAMIA. È col negromante. FESSENIO. Deh! lassami entrare. SAMIA. In fine, non si può. FESSENIO. Son tutte bubole. SAMIA. Bubole son le tua.
Or vo via sanza parlare altrimenti a Samia che lá su l'uscio veggo borbottare da sé. SAMIA serva, FULVIA. SAMIA. Come va il mondo! Non è ancora un mese passato che Lidio, della mia padrona ardendo, voleva ad ogni ora esser seco; e poi che vidde lei bene accesa di lui, la stima quanto il fango.
SAMIA. Onde vengon questi denari? LIDIO maschio. Da lei. LIDIO femina. Da l'amorosa. SAMIA. Oh fortuna! Ancor non son chiara. Ditemi: chi è l'amorosa? LIDIO maschio. Fulvia. LIDIO femina. Fulvia. SAMIA. Chi è il suo caro amante? LIDIO maschio. Io. LIDIO femina. Io. LIDIO maschio. Chi? tu? LIDIO femina. Io, sí. LIDIO maschio. Anzi, io. SAMIA. Uh! uh! uh! In malora! Mò che cosa è questa? Saldi!
Laonde Fulvia è ora in passione e in furia tale che quiete alcuna non trova: e ora ricorre a maliastre, ad incantatrici, a negromanti che ricuperare le faccino lo amante suo come se perduto l'avesse; e ora me e quando Samia sua serva, conscia di tutto, manda a lui con preghi, con doni e con promessa di dare per moglie al suo figliuolo Santilla, se mai avviene che la si trovi.
Mosterrolle lo spirito aver fatto tutto e che le bisogna, con questa immaginetta, dire alcune parole e far certe cose che li parranno tutte a proposito d'incantesimi. E ricorderolle che di cosa successa e seguita in questo amore suo e ch'io seco faccia, fuor che alla serva sua, con altri non ne parli. Farò tutto subito e fuor me ne tornerò. E vedi in su l'uscio comparsa Samia.
Parola Del Giorno
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