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io cominciai, come colui che brama, dubitando, consiglio da persona che vede e vuol dirittamente e ama: «Ben veggio, padre mio, come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi tal, ch’è più grave a chi più s’abbandona; per che di provedenza è buon ch’io m’armi, che, se loco m’è tolto più caro, io non perdessi li altri per miei carmi.

io cominciai, come colui che brama, dubitando, consiglio da persona che vede e vuol dirittamente e ama: «Ben veggio, padre mio, come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi tal, ch’è più grave a chi più s’abbandona; per che di provedenza è buon ch’io m’armi, che, se loco m’è tolto più caro, io non perdessi li altri per miei carmi.

E, seguitando, dal ricordo del morto amante che ......... volentieri Giovinetta la prese Nelle sue braccia e dentro a’ suoi pensieri, tratta a considerare la presunzione e la fierezza del suo innamorato che di lei è geloso a torto, s’abbandona al dolore e all’ira ed esclama: ........ io lassa quasi mi dispero, Cognoscendo per vero, Per ben di molti al mondo Venuta, da uno essere occupata.

ore di gaudio che la vita dona quando al suo bacio il forte s’abbandona: godi il tuo maggio e cogli il frutto e il fiore, fra cielo e terra respirando amore.

Mortella! La figlia sobbalza alla voce improvvisa, e si volge. La madre si slancia verso di lei. Ti trovo finalmente! Perché sei fuggita? perché m’hai lasciata così? T’ho cercata da per tutto. Mi sono trascinata da per tutto. Non so come non sia morta di schianto. Figlia, figlia, aiutami, che non ne posso più! Ella s’abbandona sul sedile di pietra, come in punto di venir meno. Mortella.

Ond’ elli: «A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro». Sanza risponder, li occhi levai, e vidi lei che si facea corona reflettendo da li etterni rai. Da quella regïon che più tona occhio mortale alcun tanto non dista, qualunque in mare più giù s’abbandona,

Ond’ elli: «A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro». Sanza risponder, li occhi levai, e vidi lei che si facea corona reflettendo da li etterni rai. Da quella regïon che più tona occhio mortale alcun tanto non dista, qualunque in mare più giù s’abbandona,

ecco, io son pronta: io ti sarò la bianca preda che tutta s’abbandona, e al vampo del vorticoso ardor non cerca scampo, se pur, fragile, in petto il cor le manca: come sien fresche le mie labbra, e snelli i fianchi e dolce la mia nuca ai baci sapresti, o Falco, che con colpi audaci nuvole ed astri afferri pei capelli.