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Aggiornato: 18 maggio 2025


Filinor, ch'è golpon, tosto s'avvede di qual umor sia Gano e di qual fede. Si trae il cappello e con la testa bassa mette un ginocchio a terra e fa la croce; ad ogni passo si segna e s'abbassa, borbogliando orazion con umil voce. Ecco Gan da Pontier che di passa: Filinor non si move piú veloce, ma torce il collo e si picchia e sospira; poi, quando gli par tempo, a Gan s'aggira.

Ove nel mezzo la fatale biscia, come sotto acqua fanno le lampetre, sdrucciola quinci e quindi, ma non fiscia; ché 'l capo ha di dongiella e par ch'impetre, col vago suo sembiante, che chi passa subitamente al suo voler s'abbassa.

Le vacche entrano malinconicamente nell'ammazzatoio. Piegano fino a terra la testa. Annusano il sangue e si volgono intorno. Un primo leggero fremito inconsciente increspa loro la pelle, gli occhi grandi e dolci s'inumidiscono. Attaccate per le corna ai pali dei cavalletti enormi, alle forche bruttate di sangue rappreso, continuano a dondolare la testa inquieta, lasciando mescolare al sangue, per terra, i fili argentei della bava, ond'hanno tutto umido il muso. Subitamente un carnefice s'accosta: nascoso il pugnaletto nella destra, guardingo. Leva la mano. Il pugnale s'abbassa, colpisce tra le corna, penetra, rapidissimo, fin nel cervello, e riappare fumante. Il carnefice d

Ella passa, e non bada al marchese che s'abbassa. Berlinghier la seguiva da lontano. È senza dama il gentil Berlinghieri; ma si vedea che non l'aveva sano il core, e si leggeano i suoi pensieri; ché va fiutando un gherofan c'ha in mano, mostrando custodirlo volentieri, tanto che s'apponea piú d'un francese del giardin di quel fiore e del paese.

L'ultima sera andai al Teatro del Liceo, che ha fama di essere uno dei più belli d'Europa, e forse il più vasto. Era pieno zeppo di gente dalla platea alla piccionaia, che non ci sarebbe più capito un centinaio di persone. Dal palco in cui ero io, si vedevan le signore della parte opposta piccine come bimbe; e a socchiuder gli occhi, non apparivan più che tante strisce bianche, una ad ogni ordine di palchi, tremolanti e luccicanti come immense ghirlande di camelie imperlate di rugiada e agitate dal zeffiro. I palchi, vastissimi, sono divisi da un assito che s'abbassa dal muro verso il parapetto, lasciando scoperto tutto il busto delle persone sedute sulle prime seggiole; in modo che, all'occhio, il teatro par fatto tutto a gallerie, e n'acquista un'aria di leggerezza che fa un bellissimo vedere. Tutto sporge, tutto è scoperto, la luce batte in ogni parte, ogni spettatore vede tutti gli spettatori, le corsie son spaziose, si va, si viene, si gira a tutt'agio da ogni lato, si può contemplare ogni signora da mille punti, passare dalle gallerie ai palchi, dai palchi alle gallerie, passeggiare, far crocchio, bighellonare tutta la sera di qua e di l

La strada, dapprima erta ed elegante, si strozza nelle callaie dei paesi, fra le casette angolose, pittoresche, esce e s'alza, s'abbassa, s'inaridisce su certe coste di macigni ove le tinte ferrugginose luccicano di pagliette d'argento e d'oro, si storce rabbiosamente in certe pieghe di montagna ove proprio c'è la cappelletta, la croce della disgrazia e il mendicante che prega: si fa stretta e si allarga tra i praticelli spianati, coi filari di salci, coll'aria tranquilla della pianura.

All'incontro, se maggior copia d'argento del suo solito si trovasse nel mondo, chi ne avesse, non guarderebbe al sottile, come prima, per provvedersi di sue necessitá; e direbbesi esser a buon prezzo l'argento, mentre con un paio di buoi se ne ha piú che prima non si trovava con due paia: esperienza che ogni giorno vediamo ne' mercanti e nelle fiere e nelle piazze di mercanzie piú ricche, ove da una settimana all'altra, giusta l'abbondanza e la scarsezza di danaro da disporre, o si alza o s'abbassa il cambio ed i prezzi delle cose.

Parola Del Giorno

imbrattato

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