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Aggiornato: 8 maggio 2025


Sembra invece più giusto farlo derivare da Casae Marii, case di Mario, perchè la badia fu eretta in un fundus Marii, ossia in un antico possedimento del famoso eroe di Arpino. Così vuole la tradizione e così pure afferma il Rondinini, che scrisse: «Monasterii S. Mariae et Sanctorum Joannis et Pauli de Casaemarii brevis historia, Romae, 1707».

«Romae simulacrum ex aere factum Cereri primum reperio ex peculio Sp. Cassio quem regnum affectantem pater ejus interemeratPLIN. lib. 3 4. Cap. 4.

Ancora nel medio evo, al tempo in cui furon redatte le «Mirabilia Urbis Romae» circolava su ciò una leggenda, si credeva cioè che l'arca dell'alleanza, il tabernacolo, il candelabro dai sette bracci e gli abiti di Aronne fossero conservati come reliquie nel Laterano.

Jacobi Locher, alias Philomusi, Carmen de diluvio Romae effuso. Ibid. Dec. 1495. In questo tempo sembra si siano riprese le ricerche tecniche sulla questione del Tevere; Bramante, a quel che pare, diede il consiglio di ritrarre sui colli la Roma abitata, e fece il progetto dei lavori.

A quel tempo risale la prima storia delle piene del Tevere, scritta dall'auditore di Clemente VII, Ludovico Gomez, stampata a Roma nel 1531. Essa è la base di ogni posteriore lavoro sull'argomento. De prodigiosis Tiberis inundationibus ab urbe condita ad annum MDXXXI. Commentarii Romae apud F. Minutium Calvum, Anno MDXXXI, in-4.

Questo scritto portava la data: Roma, il giorno dei morti; era firmato: Stefano Porcari, e, come luogo di stampa: Romae, ex aedibus Maximis 1866. Produsse una grande impressione; tutti i giornali ne parlarono, ed ebbe diffusione fino a Parigi.

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