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Aggiornato: 27 giugno 2025


NER. A mie ragion loco... POPPEA Ove son io, colei?... NER. Deh! m'odi... POPPEA Intendo; ben veggo;... io tosto sgombrerò... NER. Deh! m'odi: Ottavia in Roma a danno tuo non torna; a suo danno bensí... POPPEA Vedrai tu tosto, ch'ella vi torna al tuo. Ti dico intanto, che Ottavia e me, vive ad un tempo entrambe, non che una reggia, una cittá non cape.

Lino ai boschi de l'isola di Creta udía le ninfe correre tra i rami e Teocrito udía lunge i richiami di Lyda a riva e i canti di Dameta. Tu ne li orti d'Italia odi, o poeta, rider le fate come in lor reami. Ti chiede Urganda: O mio sire, tu m'ami? e ti trae ne la sua reggia segreta. Agile, ardente quale fiamma, Urganda t'intesse a torno con rapidi voli una danza di perfida virtù.

Come il trionfo giunse alle rive del gran fiume, ove mille templi facevano un immenso adunamento di colonne e di statue, al novello dio i sacerdoti mostrarono una scala di porfido sagliente per una reggia, costruita di mattoni e di calce.

"Che gioco è questo?" domandai "Mi conduce qui per vedere una reggia araba, e mi trovo la via chiusa da un palazzo moderno? Chi ha avuto la scellerata idea di rizzar quell'edifizio in mezzo al giardino dei Califfi?" "Carlo V." "Era un vandalo.

Laonde, rientrata nella Reggia, emanò ordini severi che nelle seguenti visite, offerte simili non si ripetessero, pena la sua indignazione. Vera o no che fosse la collera, bisognava prenderla nella sua espressione e non pensare a nuovi trattamenti per lo appresso. Eppure la prima a dimenticarsene fu l’augusta incollerita.

Un ampio terrazzo, annesso alla reggia dei Normanni, forma l'ala sinistra di quel complesso multiforme d'edifizî che appellasi palazzo reale, all'estremit

Menò quindi la fanciulla quel buon vecchio di soldato, la menò seco alla reggia, dove il conte han gi

La scolta notturna che veglia sulla reggia degli Atridi, in Argo, ha visto brillare fra le tenebre il segnale di fuoco, che, acceso da monte a monte, è giunto da Troia ad Argo, ad annunciare la caduta della citt

E se tu volgerai, dolcezza mia, Quasi ammaliata, le pupille al cielo Ov'abita il tuo Nume, io, soffocando Nel profondo del cor la gelosia, Afferrerò la balza del tuo velo Per tenerti qui in terra... o per morire, Se a quella reggia d'oro Poëta e donna, tu vorrai salire. Agosto 1876. IL D

Casyapa è ritirato ne' segreti alberghi della sua reggia. Mátali entra per annunziargli la venuta di Dushmanta; e questi intanto siede all'ombra d'un albero, aspettando. La felicitá per me è finita; non mi rimane che la miseria.

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