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Aggiornato: 21 maggio 2025


Il Comizio si teneva nel teatro Comunale. La sua sala piccola ma elegante malgrado alcuni capitali difetti di architettura, male illuminata da poche finestre aperte nei fianchi del palcoscenico, aveva in quel pomeriggio un'aria malinconica e quasi solenne. Una folla bruna e fremente, a volta a volta chiassosa, lo riempiva, lo stipava oscillando, vibrando, sollevandosi, abbassandosi in movimenti ritmici che la facevano assomigliare ad un'inondazione. Tutti i palchi ceduti buono o malgrado dai proprietari erano zeppi di uomini e di ragazzi, che si ammucchiavano sui parapetti, s'ammonticchiavano dietro sui sedili, avvolti nell'ombra cupa della tappezzeria mostrando talvolta la faccia biancastra per un raggio che cadeva di sbieco. Una ondulazione li faceva ogni tanto curvare la testa verso la platea per rialzarla poco dopo verso il loggione con atto curioso ed insieme pauroso. Gli abiti a festa erano generalmente scuri, i cappelli a cencio. Le fisonomie in tale luce non si coglievano, ma si sentiva come una fisonomia generale, un fondo di lineamenti, che rimaneva fermo in quella mezza tenebria e faceva che tutti si rassomigliassero: e, doloroso a confessarsi, l'aspetto del popolo non era bello. Tutte quelle faccie chine, strette, che sembravano toccarsi nella luce scialba filtrante dagli invisibili finestroni laterali del palcoscenico, avevano perduto il rilievo della propria individualit

Eppure, credete a me, non c'era pericolo che i due uomini si rassomigliassero mai, neanche fisicamente. Il conte Jacopo era di membra asciutte, risecchito e duro come un santo della scuola Bisantina. Per altro, non ve lo immaginate diritto sulla persona. Forse lo era, ma non appariva punto, poichè egli teneva volentieri il collo rannicchiato nella cravatta, nascosto sotto il bavero del soprabito, come le testuggini usano nasconderlo sotto l'orlo della loro scatola ossea. Certi diplomatici camminano così per vezzo; ma sicuramente hanno imparato da qualche ciambellano come il conte Malatesti. Quel collo rannicchiato d

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