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E perciò ogni prencipe ed ogni republica vorrá restare nell'onorata sua magnificenza, per non cadere in quella giusta censura, cosí santamente in tal proposito dal detto Cassiodoro descritta nel preallegato capitolo: Omnis quidem utilitas publica, ecc., la quale è questa: «Quidnam erit tutum, si in nostra peccetur effigie?». E similmente tutte le monete, cosí d'oro come d'argento, finora fatte, che tassate saranno con l'ordine nel capitolo XLI dimostrato, accettate saranno indifferentemente da tutte le nazioni: imperoché si piglieranno e si spenderanno solamente per i valori dati loro per la rata del puro e del fino, che in esse ed in ciascuna di loro si troverá essere, secondo la tassa reale ed universale giá detta; la qual potrá esser fatta sotto una regola istessa in tutti i luoghi e paesi, ed in qualunque castello, giurisdizione, cittade e regno.

E cosí da queste ragioni ciascun potrá facilmente venire in cognizione se sia mai possibile fare la giusta tassa alle monete, se non saranno osservati gli ordini universali.

Ma alfin voi sète il padrone, vo' piú per voi che per lui. FILIGENIO. Cosí mi par di ragione. FORCA. Quanto avete detto, tutto è vero: che sta innamorato di una cortegiana, detta Melitea, che sta in poter di un ruffiano che l'ha venduta ad un dottore per cinquecento ducati; e però ne arrabbia di dolore. FILIGENIO. Dove pensa avergli? FORCA. Rubbargli a voi come meglio potrá.

Per causa de' quai disordini ne succede che non si può si potrá giamai sopra il fatto delle monete giustamente conteggiare; onde i contraenti molte volte non sanno se paghino o ricevano il loro giusto dovere dell'oro e dell'argento. Degli assaggiatori.

Mi rincrescerebbe alquanto piú la prima della seconda, ma l'una l'altra potrá vantarsi d'aver turbata la mia pace. Per entro al poema credo d'aver assai espressa la mia ostinazione di voler usare i colori dello stile de' nostri antichi piacevoli, a me amicissimi e carissimi.

CRISAULO. E che potresti cangiar se non que' panni e quella pelle? o 'l vizio orrendo che non potrá mai mancare in te? poi sai che non possiamo, per noi stessi, cangiar stato e fortuna: ché s'appartiene al ciel. PILASTRINO. Ti vo' insegnare. Avremmo prima a tramutar la robba: verbi gratia, la tua fa' che sia mia. Tu voglio che ti chiami Pilastrino; ed io sarei Crisaulo.

Laonde manifestamente si conosce che dall'osservazione di tutte le suddette dodici parti succederá che tutti li pagamenti, che per l'avenire si faranno, resteranno perfettamente fatti; e si potrá poi veramente dire che si spenderá per sempre una sola moneta per tutto il mondo. Dodici utilitadi che ne seguiranno dall'osservazione degli ordini che nel Discorso si contengono.

E s'alcuno sará debitore di ducati 100 d'oro in oro e vorrá pagare con tant'oro coniato, non avendo delli ducati, gli potrá pagare con tanti scudi, e nel modo che si mostra nella settima utilitade delle dodici.

Modificato in alcune parti, lo si potrá applicare ad esse con molto profitto dell'educazione.

Che ha a fare al senso allegorico: «La sesta compagnia in duo si scema»? che n'ha a fare: «Cosí discesi del cerchio primaio»? che molte altre a queste simili? E, se queste se ne tolgono, come potrá seguire l'ordine della dimostrazione che l'autore intende di fare? come acconciarsi quelle che per significare altro si scrivono?