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Aggiornato: 6 giugno 2025


A tutti questi discorsi il conte Polverari mostrava di prendere non poco piacere ed interesse. Però a chi l'avesse attentamente osservato non sarebbe per fermo sfuggito come di sovente il sorriso venisse a spegnersi sulle sue labbra e come egli dovesse imporsi un certo sforzo per manifestare l'ilarit

Talora, e non era di rado, quando in qualche narrazione storica il nome del conte Polverari ricorreva citato, una commozione vivissima s'impadroniva di donna Laura. Ma la povera madre si frenava immantinente allo scorgere il lampo di fierezza che in quei momenti s'accendeva nelle pupille del suo Alvise. Come vorrei poter somigliare a mio padre! diceva il giovane con un accento ricco di passione.

Il Polverari aveva detto questo con una grande tristezza, forzandosi ad infondere alle sue parole, pur pronunciate con palese pena, quell'accento di sincerit

Sua madre, Laura, una contessa Rezzonico di Vicenza donna di fibra gracilissima e di temperamento eccezionalmente sensibile, erasi unita assai giovane in un matrimonio di puro amore al conte Gottardo Polverari. I medici, che nella salute di lei sempre malferma, fatti esperti da sconfortanti prove del passato avean gi

Ad un tratto un rumore di passi, benchè lievissimo perchè attutito dal terreno erboso, la fe' trasalire. E per poco un grido non le sfuggi dalla gola allorchè volgengendosi ella vide a pochi passi da , ritto alla svolta del viale, il conte Polverari. Istintivamente, con un atto di timore, si levò in piedi. Ella, signor conte!

Un giovanotto pallido, alto, assai magro, tutto vestito di grigio.... , lo incontrai infatti, al crocicchio di Leonacco, davanti alla villa dei Prampero..., Figurati la mia sorpresa. È il figlio dell'amico più caro, del salvatore del mio povero padre. Un gentiluomo veramente perfetto..., il conte Alvise Polverari di Verona.

Fu tra il movimento di questa folla che per un istante il conte Polverari potè trovarsi al fianco di Loreta, solo, un po' discosto dagli altri compagni. E fu allora che di repente, appressatosi a lei ed abbassando quanto più potè la sua voce vibrante d'emozione, le mormorò all'orecchio queste parole: Finalmente, signora, finalmente! Attendevo questo momento con ansia. Ho da dirvi tante cose!

Il Polverari s'inchinò profondamente e subito, con molta scioltezza, le porse la mano: Signora, io sono ben lieto di fare la sua conoscenza. Col professore noi siamo gi

Ed infatti il Polverari, che addossato ad un albero pareva assistere con molto diletto alla sfilata degli arrivanti lungo lo stradone, appena la carrozza dei Sant'Angelo si fu arrestata, mosse loro incontro salutando. Il professore, sceso per il primo, ricambiò il saluto affettuosamente, poi il conte con molto garbo porse la mano alla signora per esserle d'aiuto.

L'incontro col conte Polverari avvenne però in modo assai diverso da quello che Loreta s'attendeva e in un momento in cui ella vi era meno preparata. E fu due giorni dopo, una domenica, al termine della messa grande, che si celebra nel duomo di Tricesimo alle dieci del mattino.

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