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Aggiornato: 22 giugno 2025


Allora rimasero nell’aia Ciávola, il Ristabilito, le oche e La Bravetta. Questi, pieno di vergogna, di rabbia, di confusione, con il palato ancora morso dalla perversit

Dopo che aveva preso in uggia il mestiere di facchino delle carrozze, Gabriele aveva principiato il commercio delle frutta. Un mercante gli confidava un cesto pieno di fichi, di pesche o di uva, egli percorreva la citt

Lampi! o bei lampi, io disdegno i vostri colpi d'ascia violetti, vibrati in pieno sul mio nero cuore! Lampi! o bei lampi, io disdegno i vostri scatti sonori!... Urr

Laurenti fece un profondo inchino, e si avvicinò a stringerle la mano. Quella donna, per fermo, anco noncurante, non si poteva che amarla, dirò meglio, adorarla. Il Giovannino fece gran festa a Laurenti, che gli regalò un bel libro di storia naturale, pieno d'immagini dipinte d'ogni maniera d'animali, cominciando dall'uomo.

Non che 'l vasello suo il loro possa crescere, che abbi bisogno d'empirsi, però che egli è pieno e però non può crescere; ma hanno una exultazione, una giocunditá, uno giubilo, una allegrezza, la quale si rinfresca in loro per lo cognoscimento il quale hanno trovato in quella anima.

Il dottore Alemanni battè presto le palpebre, ma toccò il colpo bravamente in pieno petto, senza dare altro segno di commozione. Seguì una pausa.

Invece, ora si trovava solo, in mezzo a una via, pieno di sgomento per l'avvenire. Quel po' di danaro sarebbe stato appena sufficiente a farlo vivacchiare una settimana. E poi?

Il principe si assise, in faccia ad un raggio di sole di pieno meriggio. Alessandro, cosa

Don Domenico salutò profondamente la giovinetta, si assise sul canapè a fianco al prete e cominciò a versargli la cervogia anestesiaca delle menzogne cui aveva preparate. Tutto andava bene, molte promesse, un avvenire pieno di fiorenti prospettive.... ma nulla per il momento.

«Questo è quello che non so neppure io. Pover'uomo! E mi ricordo, che mi voleva bene, ma bene assai; gli dicevano tutti che io era il ritratto vivente di madonna Ermellina, ed egli aveva coralmente amato madonna mia madre. Fecemi apprendere gramatica, ed il maestro, che ne traeva grosso salario, gli andava susurrando alle orecchie: il bello ingegno di quel vostro garzone, messere! E' mi pare di vederlo Giudice della ragione civile, e chi sa? anche Governatore, e, se la fortuna lo porta, forse Gran Giustiziere, o Protonotario della corona. Il buon uomo, pieno di questi pensieri, datimi libri, danari e palafreno, con molte lagrime, e raccomandazioni di farmi valoroso in jure, mi accomodò con certo mercadante suo amico, che partiva per Bologna, e mi mandò allo studio. Di a due mesi, venduti libri e palafreno, mi tornai a casa in farsetto; composi una mia novella; messere la credè, e aspettava il nuovo anno per rimandarmi a Bologna. Intanto io, se non aveva imparato lo jus, aveva imparato tra gli scolari tutti i vizii, che furono, sono, e potranno essere, e più. Aveva bisogno di danari, e questi mi forniva assai sottilmente mio padre, perchè con la vecchiezza suole venire l'avarizia: mi cadde in mente di rubarglieli; osservai dove tenesse il forziere; mi accorsi che stava riposto in una cameretta in capo della scala; mi provvidi di arnesi, ed una bella notte mi apprestai all'opera; apersi agevolmente l'uscio, e la cassa; tutto era andato a dovere, e gi

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