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Aggiornato: 17 giugno 2025
Quando il vedrete non lo stuzzicate. Ei non lo fece per me soltanto, ma perchè gli pesava molto la responsabilit
Sul paese, la solitudine pesava; v'erano stati in settembre inesorabili giorni di scirocco, durante i quali l'aria scottava e il sole pareva non dover tramontare mai.
Con costei fui più generoso che con le altre. Le dissi che una grande sventura pesava sul capo mio. Le dissi che io era stato repulso due volte. Mi offersi a rivelarle tutto. La supplicai ginocchioni di non giudicarmi innanzi di udirmi... Io l'ò amata... io l'amo... Le ò offerto la libert
No, no, sarebbe stato troppo. Gli innocenti non dovevano portare le conseguenze del peccato altrui. Era lei la colpevole, era lei su cui pesava la responsabilit
Ciò detto, il nostro personaggio ricolse il fiato. L'aveva finalmente dato fuori, quel che gli pesava sullo stomaco! Il priore stette alcuni minuti secondi senza rispondergli. Lo guardava sempre in viso, ma non più con quell'aria di curiosit
Una grande ombra pesava sul verde e sulla casa, che parevan fatti per le gioie perpetue della vita.
La partenza di Elisa D'Avanzo le fece sentire ancor di più la solitudine e la tristezza del Castelletto, dove pesava continuamente un'aria di mistero. La stessa Nunziata andava ripetendo che essa non sapeva nulla; ma lo diceva in un modo così spaventato, povera donna, che faceva pensare alle più orribili cose. Flora cominciò a non dormire la notte.
Era impaziente: il prolungarsi di quella situazione gli pesava: ma però si conteneva perfettamente, tanto che il conte di San Giorgio, il quale l'osservava di continuo, si chiese se egli si fosse risolto a perdonar tutto ed a riparare la colpa del padre.
Dio! che lettera terribile! che vocale spaventosa!! Vi voglio raccontare la mia vita. Voglio che sappiate in che modo questa lettera mi ha trascinato ad una colpa, e ad una pena ignominiosa e immeritata. Io nacqui predestinato. Una terribile condanna pesava sopra di me fino dal primo giorno della mia esistenza: il mio nome conteneva un U. Da ciò tutte le sventure della mia vita.
Ma ora Blas moriva. Blas il vittorioso, Blas l’omicida, il gallo fulvo, pieno di cicatrici, Blas l’intrepido, Blas l’incoricabile, ormai cadeva, rantolava, non poteva più reggersi... ancora un passo, due passi, l’ultima beccata, l’ultima speronata nel vuoto, e la vescica di sangue si gonfiava, pesava troppo, lo trascinava giù... Blas moriva.
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