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Aggiornato: 21 giugno 2025
La risposta fu indarno lungamente aspettata; i labbri dello scudiero non si prestarono all'usato officio, ma tremarono, e il soffio della morte parve estinguere in lui la fiamma della vita.
Ed essi hanno presa per mensa loro le taverne: ine, giurando e spergiurando, con molti miserabili difecti, pubblicamente, come uomini aciecati e senza lume di ragione, sonno facti animali per li loro difecti e stanno in acti, in facti e in parole lascivamente. E non sanno che si sia Officio; e se alcuna volta el dicono, el dicono con la lingua, e 'l cuore loro è dilunga da me!
Era intagliato lì nel marmo stesso lo carro e ’ buoi, traendo l’arca santa, per che si teme officio non commesso. Dinanzi parea gente; e tutta quanta, partita in sette cori, a’ due mie’ sensi faceva dir l’un ‘No’, l’altro ‘Sì, canta’. Similemente al fummo de li ’ncensi che v’era imaginato, li occhi e ’l naso e al sì e al no discordi fensi.
ne' sommo officio ne' ordini sacri guardo` in se', ne' in me quel capestro che solea fare i suoi cinti piu` macri. Ma come Costantin chiese Silvestro d'entro Siratti a guerir de la lebbre; cosi` mi chiese questi per maestro a guerir de la sua superba febbre: domandommi consiglio, e io tacetti perche' le sue parole parver ebbre.
<<Io veggio ben>>, diss'io, <<sacra lucerna, come libero amore in questa corte basta a seguir la provedenza etterna; ma questo e` quel ch'a cerner mi par forte, perche' predestinata fosti sola a questo officio tra le tue consorte>>. Ne' venni prima a l'ultima parola, che del suo mezzo fece il lume centro, girando se' come veloce mola;
verso di te, che fai tanto sottili provedimenti, ch'a mezzo novembre non giugne quel che tu d'ottobre fili. Quante volte, del tempo che rimembre, legge, moneta, officio e costume hai tu mutato e rinovate membre! E se ben ti ricordi e vedi lume, vedrai te somigliante a quella inferma che non puo` trovar posa in su le piume, ma con dar volta suo dolore scherma. Purgatorio: Canto VII
La provedenza, che quivi comparte vice e officio, nel beato coro silenzio posto avea da ogne parte, quand’ ïo udi’: «Se io mi trascoloro, non ti maravigliar, ché, dicend’ io, vedrai trascolorar tutti costoro. Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio, il luogo mio, il luogo mio, che vaca ne la presenza del Figliuol di Dio,
«Io veggio ben», diss’ io, «sacra lucerna, come libero amore in questa corte basta a seguir la provedenza etterna; ma questo è quel ch’a cerner mi par forte, perché predestinata fosti sola a questo officio tra le tue consorte». Né venni prima a l’ultima parola, che del suo mezzo fece il lume centro, girando sé come veloce mola;
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