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Aggiornato: 25 giugno 2025


Gli accusati si alzavano al suono della campana con le occhiaie della gente che patisce d'insonnia. Il direttore del Secolo, che non può dormire che al buio e in un luogo tranquillo, tormentato dalle grida degli incappottati, si voltava e si rivoltava sul giaciglio anche quando aveva preso un po' di solfonal o di trional.

Ma essa li guardava a lungo, avvolgendoli nel fluido dei suoi occhi magnetici, li guardava senza dir motto, ma doveva soffrir molto; le occhiaie pareva che crescessero sempre più, fremevano lievemente le nari con un movimento impercettibile, tremava la mano abbandonata sul velluto rosso del davanzale, le labbra si stringevano; il viso, senza colorirsi, ardeva nel suo pallore. Rivali dunque.

Togliere il Tevere a Roma sarebbe più che togliere gli occhi ad un volto umano, e lasciare al loro posto le vuote occhiaie. Sarebbe strappare violentemente alla divina metropoli, se non l'anima, almeno il pensiero.

Sbarcammo più morti che vivi. Ci guardavamo sulle pietre del porto come gente che non sapeva più in che mondo vivesse. Avevamo le occhiaie dei naufragati. Eravamo macilenti, con le facce bianche come quelle dei cadaveri buttati sulla spiaggia e andavamo via come poveracci che non sapevano più reggersi in piedi. Che viaggio, oh che viaggio! Me ne ricorderò per tutta la vita. Sar

Ella si levò e gli mosse incontro. Oh! Maria! Come va eh? Bene, signor dottore. Bene?... Non mi par tanto! Sei pallida; hai le occhiaie violacee. Andiamo in casa che ti medicherò: ho appena il tempo. Oh! no... Perchè, no? E corrugò la fronte, vicino ad adirarsi. Non vada in collera!... Andiamo, dunque. No... non c'è più bisogno. Che ne sai tu? So... È inutile. Egli divenne pallido a sua volta.

Betta; io non ho che un luogo dove andare. Prendimi. Non sta a me. Neanche tu mi vuoi bene. E Betta, che a forza di raggomitolarsi era salita tutta sul cuscino, sedette drizzandosi colla testa sulla testa dell'altra, e la guardava nei grandi occhi melanconici; Tina era veramente ammalata, aveva le labbra scure, riarse, e una lucentezza vitrea nell'ombra delle occhiaie.

In mezzo al rombo degli umani guai Dolce rifugio sai che aspetta e tace Oltre il Tempo la Morte: ed anche sai Come sorrida un angelo di pace. Solo presso lo scoglio, ove il dolor mi lega, vedo nel vuoto abisso passar gli anni caduti e le cadute cose. Giran le spente occhiaie qua e l

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dell’esule

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